«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

martedì 15 novembre 2011

La soglia

La soglia, alias il punto da non oltrepassare.
Come detto nei post precedenti per Gullich è il limite oltre cui non andare per non andare in sovrallenamento...in sintesi quel punto ottimale in cui è meglio finire l'allenamento per dare i giusti tempi di recupero e di cui si godranno i frutti nella successiva sovraelongazione, ovveero il miglioramento.

Per il mitico Jolly Lamberti si ha una cosa analoga...la riporto prelevata da http://www.jollypower.com/ con i miei commenti in grassetto come sempre...

E’ sempre un problema di soglia. Che il troppo e il troppo poco non vadano bene, non siano performanti e creino dei problemi per tutte le cose della vita, lo aveva capito già Aristotele molto tempo fa. Il Problema è che questo “ giusto mezzo” è un concetto del tutto relativo, e quello che va bene per me, può essere troppo per un altro.
Bisogna trovare  per ciascuno di noi il massimo, tale che non rechi danno. Questo limite è, appunto, La Soglia.
Il massimo carico di allenamento tale che non crei sovrallenamento. Il massimo numero di esercizi allenanti tali che non creino lesioni ed infiammazioni. Il massimo dimagrimento tale che non ci porti alla debolezza e denutrizione. Il massimo grado di attivazione psichica, mentre si esegue una performance, tale che non si tramuti in ansia. Il massimo riscaldamento possibile, tale che non si tramuti in affaticamento. La massima intensità possibile, mentre eseguo un esercizio, tale che riesca a farlo correttamente…eccetera.
Fin qui è un'ottima spiegazione!
Questa idea del “giusto mezzo”, bella quanto inutile perché priva di un riferimento concreto, di una scala e due estremi fissati onde calcolarne il centro, venne elegantemente rappresentata, molti secoli dopo Aristotele, da Gauss con la sua famosa curva di distribuzione delle probabilità:
Il massimo è, appunto, a metà; se si oltrepassa quella soglia, si decresce fino a tornare a zero: Se non mangio sono zero se mangio troppo sarò zero, se non sono attivato e dormo in piedi sono zero se sono troppo attivato e mi paralizza l’ansia  torno a zero. Qui non sono d'accordo...secondo me non è simmetrica nemmeno nelle migliori ipotesi...però va beh...
Ovviamente non è sempre una Gaussiana a rappresentare il rapporto tra il troppo e il troppo poco.. se arrivo al carico di rottura del tendine, per esempio, e lo oltrepasso, dalla prestazione massima andrò a zero senza la splendida simmetria qua sopra mostrata!. Devo essere capace dunque di scalare la curva di Gauss fino in cima e  affacciarmi sul baratro che da lì si intravede… e sapermi fermare.
Abbiamo detto che il miglior carico di lavoro è il massimo carico di lavoro che non provochi sovrallenamento. Questa soglia evidentemente varia da persona a persona: per qualcuno due sedute a settimana di due ore sono già il limite massimo oltre il quale vedrebbe decrescere le proprie prestazioni, per un altro tale quantità di lavoro non sarebbe neanche sufficiente a mantenere il livello acquisito. Ora si è visto che nella maggior parte dei casi, ad una soglia alta (possibilità di fare grossi carichi di lavoro) si associa più facilmente una alta potenzialità di prestazione. In parte questa soglia è scritta già nel DNA . Ci sono persone che “di costituzione” riescono a sopportare meglio grossi carichi di lavoro. In parte però è innalzabile con l’allenamento. E’ soprattutto su questo, sull’innalzare oltre natura questa soglia di allenabilità, che agisce il doping portando però con se danni enormi, fisici e morali. Esiste dunque un allenamento all’allenamento: allenare l’allenabilità oltrepassando varie volte,  poco per volta, quella soglia, e vedendo sicuramente nel breve e medio periodo decrescere la prestazione, sperando però nel lungo  termine di vedersi innalzare la capacità di allenarsi tanto. [...] Un allenamento giusto è un allenamento che ci fa essere in forma quando lo vogliamo noi, ma non è detto che un allenamento sbagliato prima o poi non ripaghi comunque.
Boh, non molto educativo quest'ultimo punto, io cercherò di evitare...stando al di sotto della soglia...ma è anche vero che a confronto dei due sopraccitati signori, io sono una cacchina...

Diamo tempo al tempo perciò...ora il volume di allenamento a trave a secco prevede due mezz'ore, il lun e il gio...ecco va bene per adesso rimanere su questi standard, tanto siamo solo all'inizio e non c'è fretta....

JMB Re Re

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