«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

martedì 13 maggio 2014

Altimetria Lake Garda Marathon 2013 e 2014?

Altimetria maratona lago di Garda....Allora, da quel che forse ho capito sul sito ufficiale della Lake Garda Marathon non compare l'altimetria del percorso modificato l'anno scorso. Infatti se nel 2010 2011 e 2012 etc si correva da Limone fino a Riva e poi Arco, Torbole e Malcesine, l'anno scorso si è fatto un percorso un attimo diverso, con arrivo a Riva e partenza da Malcesine. Mi pare che anche quest'anno facciano così...boh...
Allora l'altimetria la metto come immagine...ma chi vuole la traccia gps mi può sempre scrivere che gliela mando....

Se ci sono km in meno è perché alla Garda Lake ci sono delle gallerie e il gps perde il segnale. In più missà che mi si era spento il Garmin e quindi non sono segnati gli ultimi 5 km, che però non erano a dislivello eccessivo...anzi...se uno volesse si guarda quella degli anni scorsi e studia l'altimetria della ciclabile che dalla zona industriale alle porte di Arco arriva a riva lungo il Sarca. Il percorso è quello. Cioè, la parte che l'anno scorso era al 25mo km ora è alla fine...la parte incasinata del percorso nuovo è proprio il lungo lago sotto Brenzone...quelle zone li...


Ecco tutto...
Ciao

JMBReRe

sabato 3 maggio 2014

Le paradis est là-haut

Corsica. Aprile. Mercoledì. Primo pomeriggio. La signora Carla scende da una macchina accesa e si incammina per la stradina che dalla chiesa serpeggia verso monte attraverso le ultime case del paesino di Soccia. Ha una pagnotta sottobraccio, come si confà e, banale a dirsi, come ci si aspetta faccia una signora che passeggia all'ora di pranzo sotto casa in territorio francese. Caracolla e cammina. Una macchina, una jeep con a bordo tre persone, le passa accanto. Lei saluta sorridente il conducente ma getta uno stesso sguardo curioso per tentare di dare un volto alle altre due figure che sobbalzano sui sedili lisci. La macchina ha il bagagliaio pieno. La signora Carla non sa cosa c'è nel bagagliaio. Non sa chi siano le altre due figure.
Al signor Mario piace la musica classica. Parcheggia e spegne la sua jeep e poi scende. Dopo esser sceso lascia la portiera aperta. Come un profumo di paste fuori da una pasticceria, il suono di una musica dolce si spande e prende a veleggiare nell'aria. Qualcosa lo attira, lo distrae. Lui è un uomo di montagna. Di boschi, di legna, di fatica e di mattoni. Lo si capisce dal fatto che se viene distratto lascia tutto com'è, tanta è la tranquillità a cui ci si abitua se si vive da pensionati in un paesino della Corsica. La tranquillità con la quale lascia aperta la porta della macchina, che finisce perciò per occupare gran parte della larghezza della carreggiata, e con la quale prende a conversare con un tizio che se ne sta seduto dalla parte opposta della strada, infatti, è evidente. Si mette a parlare di montagna, credo, e di una chiesa e una croce.
Francesco parla molto bene il francese. Con un tizio francese sa intavolare tutti i discorsi che vuole: dai consigli su come affrontare un sentiero, a quanti minuti deve cuocere un minestrone. Quando attacca a parlare o a camminare, potrebbe farlo per tutta la giornata. Ed è un bla bla bla in una lingua a me incomprensibile, fino a quando non si nominano o neige, o église, o croix, o piolet, o crampons, o pradis... cose così.... io mi fermo qui.
Io mi guardo i piedi, seduto su una panchina di pietra calda e liscia. Ho la mente confusa e annebbiata dallo sforzo e dal sole insistente. Sento sete, e bevo. Nella testa mi risuona come un mantra il verso di Byron che recita: "There is a pleasure in the pathless wood" (Childe Harold, Canto iv, Verse 178). Rimbomba...Non so perché ho in mente quello. Sento a stento i rumori della piazzetta. Bambini giocano vicino, lungo la stradella che conduce alla chiesa. Qualcuno sta parlando francese accanto a me. Non capisco nulla. Sento nominare una chiesa. Poi una croce. La neve, la montagna... il paradiso, forse? Mah, devo aver capito male...
Poi qualcosa attira la mia attenzione, come una eco, una voce che mi chiama da lontano. Come se stessi passeggiando accanto alla vetrina di una pasticceria, venendo preso dal profumo di paste caldo e morbido dell'aria. Una pace si impossessa di me e le chiacchiere in francese si diradano. Volgo lo sguardo verso la chiesa e i bambini non ci sono più. Al loro posto delle foglie secche vengono risucchiate in piccoli vortici assieme alla polvere. Da dove viene questa pace? Questa pace è il suono di una musica, che esce da un auto parcheggiata a qualche passo da me.
Non passa molto tempo che mi ritrovo inondato da questa musica: sono come una foglia secca, sono come polvere che vortica. Dietro di me un botto, uno schianto: si è chiuso un portellone, sono a bordo di un auto e mi ritrovo a scandire sorridente spontaneamente il mio nome. "Mario", sento rispondermi! "Ah ma sei italiano", sento dirmi!

Ora Mario chiacchiera in italiano. E guida la sua jeep su per una stradina. Pochi metri dopo esser partito, si volta e, attraverso il finestrino, con la mano, saluta la signora Carla che le sorride di rimando. Viene fuori che Mario è del Friuli, ma vive in Corsica da trent'anni, con sua moglie Carla, appunto. E' figlio di quella generazione che per lavorare 8 mesi all'anno viaggiava 2 mesi fino in Russia e poi tornava a casa in altri 2 mesi.... si... 2 mesi di viaggio, 8 mesi di lavoro, 2 mesi di viaggio. Si, giusto, fa 12 mesi. Di che? Lavorava come muratore. Ora è in pensione. Figlio, quindi, della generazione figlia della guerra, che nella prima metà del secolo vedeva la vita come sacrificio. O il sacrificio come orgoglio per la vita. O se non altro, almeno, non il sacrificio come sfortunata condizione o imposizione dall'alto. Nipote lui stesso degli stenti di un paese che riparte, è amante della condivisione e della realizzazione della collettività. Del Duomo o del Colosseo costruiti per tutti e più preziosi della ricchezza non condivisa del singolo. Capisce la corrente secessionistica delle zone economicamente più sviluppate. La comprende ma non la giustifica. Perché quel che era ricco prima ora è povero. E nella storia quanti ce ne sono di viceversa... Allora parla con piacere della Ruhr e del meridione dell'Italia, ma anche della Corsica stessa, che è passata dalla pastorizia al turismo con l'orgoglio e la cura necessari a non perdere la dignità. La stessa dignità che forse troppe mete turistiche di tirreno e di mediterraneo hanno perso nei grandi alberghi di lusso che si specchiano nel mare, spegnendo l'acqua turchese e le foreste verdi come fa un cielo nuvoloso. Inoltre Mario parla di cinghiali e, con il termine troia, penso, lui intende la scrofa. Le troie le usano in Corsica per riprodurre i cinghiali. Quindi il cinghiale perde la sua innata capacità di limitare la sua riproduzione. Risultato: boschi invasi da cinghiali mezzi maiali. Per noi, un argomento di conversazione in più.
Nella mia vaga sonnolenza mi ritrovo seduto ad un chioschetto su una di quelle sedie di plastica che fanno tanto estate. Dai quelle che si ti appoggi pesante all'indietro si piegano. Quelle che, se le impili, ne puoi portare anche 6 o 7 in braccio...  Ora sono più sveglio e osservo con più attenzione.
Mario parla ancora. E mentre parla, tratti della sua persona vanno e vengono dentro di lui con diversi ritmi. In primis ci vedo il suo fare montanaro che va e viene e si alterna col suo fare da muratore. Appare evidente questo scambio quando ci dice con malinconia, guardando sul fondo di un bicchierino da caffè, che la montagna l'ha rapito, ma non da bambino. 
Un secondo ritmo che vedo, alterna il suo fare curioso al suo fare paterno, lui che ascolta e lui che parla. E anche questo è un andare e venire continuo. Quando parla non lesina raccomandazioni conservative, è cauto e preoccupato. Quando racconta, non sembra riuscire ad arginare questo flusso: è il suo voler spronare i giovani ad un cambio di mentalità mischiato al suo voler avere per se qualcuno piccolo da accudire che possa fare tesoro dei suoi consigli. Di giovani, non gliene capitano a tiro tanto spesso. 
Un altro ritmo ancora è sovrapposto su di un piano diverso, ma altrettanto evidente: è un altorilievo. Ma è su un piano diverso perché è di natura fisiognomica se così si può dire: ha a che fare, cioè, con la nostra capacità di associare stati d'animo diversi ad espressioni del viso diverse. Zigomi alti e orbite incassate, ma niente mento sfuggente, anzi. Faccia  e testa tonde. I capelli sembrano i cespugli di una radura e le sopracciglia hanno il colore della calce viva che si sparge sui binari per limitare il crescere della vegetazione.
L'occhio è azzurro come un cielo spento e la pelle è fatta di argilla screpolata al sole. Il ritmo appare quando ride, ma non solo. Appare anche in contemporanea al suo chiudersi il naso tra pollice e indice per pulirsi dal muco. Con questo gesto richiama così tante diverse espressioni del viso che non lo si riconosce per quel breve momento. La pinza di due dita nella sua mano proietta il naso così distante da quella faccia che si teme non possa farlo mai più tornare indietro. Invece accade che lo fa: il naso torna da solo e rapido al suo posto, cioè al centro, a questo punto gravitazionale, tra orbite e zigomi.
Non so se abbia figli. Ma, anche se così fosse, qualcuno è padre anche senza avere figli. O non lo so. Fattostà che sembrava ci fosse un padre li a parlare. E un muratore sacrificato lontano in qualche steppa russa. E un boscaiolo di montagna che beve al mattino l'acqua dai ruscelli e si asciuga la bocca con la manica di una camicia a quadri. E questi personaggi vanno e vengono e, quando si incontrano per darsi il cambio prima di presentarsi sul fronte del palco ai bordi degli occhi di Mario, si danno la mano e si salutano da cari amici. Vanno e vengono come le onde del mare. E, come le onde del mare portano a riva gli alberi, costoro portano con loro i ricordi. 
Il suo viso sembra aprirsi e chiudersi sull'onda di una risata. Si apre e si chiude anche quando, come l'acqua della risacca che stagna per un istante tra gli scogli e viene prosciugata dalla corrente, un po' di muco stagna tra le narici del suo naso e Mario lo toglie con la mano. 
Ora Mario se ne va. Quasi come un nibbio che vada a cercare una corrente in una vallata vicino. Viene salutato calorosamente.
Ripenso al ritmo con il quale sa mostrare le sue diverse sfaccettature.Questo ritmo, è lo stesso ritmo che ha fatto la storia dell'isola. Il timore paterno di perdere ciò che ha reso bella la vita ha il suo sfogo negli attacchi minatori delle frange più violente dei conservatori. E la capacità di crescere dignitosamente la si vede ogni volta che spunta un giorno nuovo. Giorno in cui gli isolani stanno convertendo un economia pastorale ad una turistica. 
Ecco perché parlare con Mario e guardare Mario è stato come percorrere la Corsica a piedi. Proprio la Corsica stessa, nel suo essere isola, ha nel suo passato un momento nel quale è stata strappata al marino grembo materno per essere donata al regno delle terre emerse e, percorrendo i suoi sentieri, si va incontro al mare, al monte, alla neve che da l'acqua al ruscello. 

E, se si alza lo sguardo, c'è il nibbio reale che volteggia.

Cerco di ricomporre i pezzi: ne ho perso qualcuno. In sintesi io e Francesco stavamo prendendo un po' di respiro dopo una mattinata di camminata micidiale, in una piazzetta del paesino di Soccia. Eravamo a 6 ore di cammino per arrivare alla nostra meta giornaliera. Un pezzo iniziale infimo è una strada asfaltata che ha uno sviluppo esagerato a fronte di un dislivello minimo. Francesco con la sua parlantina facile ha cominciato a parlare e a chiedere informazioni ad un anzianotto che è appena smontato da una macchina con sua moglie. Finisce che costui ci da uno strappo per toglierci dai piedi quei 300 metri di dislivello di strada asfaltata. Non è nel nostro stile, ma siamo cotti. Io più di tutti. 
Poi mi vengono in mente altre cose. E chiedo:
"Ma, ascolta...avete discusso mezz'ora in francese senza capire che eravate due italiani?" 
"Si"
"Benone insomma!...Ho capito...  Ma ho sentito una roba... una parola tipo: église, o croix....?"
"Si. Perché mi ha detto della strada che passa accanto alla chiesa e sale fino alla croce, dove c'è un chioschetto alla partenza dei sentieri...cioè questo 'sto qui, il chioschetto...."
"Ma ho sentito anche les paradis....?? O una cosa del genere....?...che ti ha detto??"
"Bravo! Si!!! ...... Ha detto bon pour vous...les paradis est là-haut....cioè....io gli avevo detto che proseguivamo verso lassù, verso le montagne. E lui mi ha risposto: buon per voi...cioè...beati voi...! Il paradiso è lassù...."


Les paradis est là-haut.... già....e dove sennò...

Fine del mini racconto....

Allora adesso mettiamo un po' di ordine.
Settimana 14-20 Aprile:

  • Secco: lun, Gio;
  • Nuoto: Lun, Mar, Gio
  • Bici: 60 km;
Settimana 21-27 Aprile:
Trekking Corsica (cominciato il 19). Cosa mettiamo? Bah, non perdiamoci in dettagli...facciamo una escursione al giorno e mettiamo 1500 D+ di media...anche se...boh...

Quindi Aprile conta:
  • Secco: 6 :-/ 
  • Nuoto: 12 :-)
  • Corsa: 45 km in 5 allenamenti :-( che schifezza
  • Bici: 160 km in 3 uscite :-(
  • Mtb: 45 km (che cazzo è?)
  • Escursione: 8-9 uscite...mettiamole va....
Aprile 2013 cosa avevo combinato? Cosa scriveva il mio alterego un anno fa? Ecco:
Allora aprile 2013 mi ha visto fare:
  • Corsa: 16 all, 181 km, ok, nella media;
  • Bici da corsa: 2 tot 76;
  • Arrampicata: 2 falesia, 2 vie lunghe;
  • Scialp: 1 da 300... se non la mettevo facevo più bella figura :-(
Aprile 2012 cosa mi aveva visto fare?
  • Corsa: 10 all (direi sotto media...) 126 km (direi sotto media....)
  • Mtb: 3/4 all e in tot 130 km circa...boh...
  • Bici corsa: 2 e in tot 50 km...direi che abbiamo fatto pena...
  • Trave: 6 all, ok ci stà se scarichiamo l'ultima sett
  • Snow alp: 2 da 700 l'una...che goduria...
La bilancia si equilibria alla fine di questo mese rispetto all'inizio arrembante del 2012. Il task dei 2000 km annuali di corsa sembra che sia raggiungibile (essendo vicini a quota 900 a fine aprile), il task dei 10000 in bici sembra impossibile; il task dei 100'000 metri di dislivello in montagna sembra impossibile. 

Aprile è un mese di flessione e lo dicono le statistiche, mie. Si cambia. 
Dentro aria calda e fuori aria fredda. Via i giubbini, si corre in maniche corte. Arriva maggio col suo carico di  pollini nell'aria, con le sue serate temperate. Arrivano i primi doppi e le prime uscite in falesia. Profuma di magnesio questo inizio di maggio. Profuma di lavanda ed erba bagnata dalla pioggia. Di corde lasciate negli zaini troppo a lungo.

Diciamo che il mio alterego era fucilato...arrampicava già in questo periodo. Ma io sono alle prese con dell'altro ora. Bene. Mi fa piacere leggere i segni dell'evoluzione, del cambiamento.

Ad maiora

JMBReRe