«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

sabato 9 dicembre 2023

La saggezza dell'autunno

La stagione, la vita, la giornata, rotolano via come pietre che scorrono lungo un pendio. Non si fermeranno.

Le guardiamo rotolare e, dopo un piccolo momento di eccitazione, scopriamo che non ci sarà ritorno, e ci assale la malinconia. Scopriamo di essere parte di questo processo che fa rotolare la pietra, scivolare l'acqua e cadere le foglie. La pietra non tornerà indietro, la foglia non si riattaccherà al ramo. Ci guardiamo le punte dei piedi e mormoriamo: "Si, è un 'basta' per sempre".

Ci rimproveriamo di non aver passato un attimo in più ad assaporare il profumo dei fiori d'arancio che richiamava le api con la tarda brezza estiva. E ora, tutti loro se ne sono andati, ad occupare un altro spazio sotto altra forma in un altro luogo. E tutto quello che possiamo sperare è che noi stessi potremmo, un giorno, rinascere in parte in un fiore d'arancio e, magari, in parte in un'ape. Possa arrivare di nuovo l'estate e possa quell'ape andare a quel fiore.

Saremo tutti nuovi la prossima primavera, e anche domani mattina. Del tutto, o solo in parte. E ci ricorderemo che siamo stati diversi e capiremo ciò che significa rotolare nell'oblio. Come tutte quelle foglie e quelle pietre rotolate verso il basso, non avremo memoria della nostra vita precedente. 

La vita ci è divenuta facile, in estate. E ci siamo dimenticati dell'inverno e che domani dobbiamo ricominciare. Quest'attesa ci logora e ci stanca. Ecco l'insegnamento dell'autunno: l'autunno ci insegna a sperare. Non nella resurrezione della carne, ne in quella dello spirito, ma alla continuità della materia, in qualcuno o in qualcosa. Che ormai ci siamo rassegnati al pensiero che aldilà del muro non ci possa essere garantita una presenza mentale, ma solamente una presenza materiale. 

Ed è tutto nascosto nei tramonti precoci, nell'aria umida e in quella apparente stanchezza che è insita in colui che sa che deve ricominciare. E ci ripetiamo continuamente: 

"Se tutto ciò fosse vero? Chi si addormenterebbe tranquillo se non avesse la certezza di risvegliarsi sempre in se stesso? La foglia che si stacca non sa nulla della foglia che l'ha preceduta l'anno prima. E' sempre la stessa, o è sempre diversa? Quale 'me stesso' sarò domani: colui che si è addormentato, o colui che si risveglierà?

È questo che spaventa tanto dell'autunno e della sera: l'incertezza. E' noto che temiamo l'oblio più di quanto temiamo la morte. 


Il sole, stanco anche lui, saluta Kefalonia. 
- Kefalonia, autunno 2023 -