«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

giovedì 16 luglio 2015

Tanto per...

"Prima si comincia, prima si finisce"....
Non mi piace.
Direi piuttosto: "Prima si comincia, piu' tempo si ha a disposizione per fare un bel lavoro".

Non c'ho un cavolo di voglia di fare l'aggiornamento diario, ad esempio.

JMBReRe

domenica 12 luglio 2015

Salva la speranza: non mescolare quel caffe'

Ossessionato dal passare del tempo e dalla divisione di un numero infinito scrissi quanto segue.
"Credo essenzialmente che la nostra capacita' di indagine sia limitata mentre la nostra capacita' di concepire qualcosa che poi non riusciamo a capire non lo e'. Per dare un senso ai nostri pensieri (in questo contesto leggasi "capire") abbiamo bisogno di bordi ai quali appoggiarci. In altre parole abbiamo bisogno dell'acqua per galleggiare, altrimenti cadremmo per sempre.
Ora, dato un caffe', abbiamo tre scelte: a) bere il caffe' amaro, b) bere il caffe' dolce, c) bere il caffe' meta' dolce meta' amaro. Nel caso la scelta sia "a" allora e' necessario non aggiungere zucchero alla mistura. Nel caso la scelta sia "b" si rende necessaria l'aggiunta di un dolcificante, ma non solo. Se volete qui il collegamento e' facile con una citazione di A. Zanardi che dice piu' o meno: ''la vita e' come un caffe', per renderla dolce non basta lo zucchero, bisogna mescolare". Ecco. Quindi e' necessario mescolare. La terza opzione "c" se volete e' la piu' stravagante, ma consiglia di aggiungere zucchero senza mescolare. Il risultato e' un caffe' che e' amaro all'inizio e dolce alla fine. Un'opzione solamente teorica "d", per la quale sarebbe possibile bere lo stesso caffe' prima dolce e poi amaro, sarebbe possibile con una fisica diversa (frecce del tempo e dell'entropia rovesciate forse? Leggasi "Una breve storia del tempo"), ma il concetto non cambierebbe. Il post sarebbe del tutto uguale, solo che ipotesi "c" e "d" sarebbero invertite di posto (credo).
Le opzioni "c" e "d" sono le mie preferite, perche' sono un esempio di bordi: quelle che fanno del mondo un posto che conosciamo. O, meglio, un posto che crediamo di conoscere.  Ad ogni modo, che sia questo o quello, sono opzioni che svelano la nostra natura. Mi spiego meglio.
Immaginiamo di non poter avere una quantita' infinita di caffe', ovvero ammettiamo l'insensatezza di una tazzina e di una quantita' di zucchero finite. Alla quantita' infinta' di caffe' sarebbe solamente possibile aggiungere una quantita' infinita di zucchero. Ora ci sono (almeno) due filoni di pensiero: taluni dicono che il caffe' diventerebbe dolce (mantenendo le dovute proporzioni questo e' il filone dei matematici ma aiutati solo da convenzioni perche di fatto teoria vuole che lo zucchero si distribuisca uniformemente etc etc...), talatri dicono che resterebbe amaro (essendo il caffe' comunque in quantita' superiore per definizione, e questi sono i filosofi). Non importa di quale filone facciate parte -o meglio, a me non importa-, il fatto e' che entrambi i risultati (amaro o dolce) non consentono soluzioni intermedie come "c" e "d". E' la tazzina, con la sua sensata finitezza (fatta per noi) che consente allo zucchero di decantare e alla nostra mente di concepire la speranza, che a questo punto va annoverata tra le abberrazioni del concetto di infinito (infatti ci fa aspettare cose che non arriveranno mai). Ma di fatto se cosi' non fosse assisteremmo all'abbattimento totale delle situazioni intermedie aldila' del quale sarebbero solamente possibili (come condizioni mentali): i) le situazioni di disinteresse (naturale) passivo; ii) l'abitudine di operazioni ripetute che han donato automaticita' a gesti e gusti; iii) gli stati di veglia attivi, ovvero di reattivita' agli stimoli); iv) stati in cui l'attivita' di pensiero principale sarebbe la creazione di forme, immagini e suggestioni di natura negativa allo scopo di eliminare anticipatamente dei possibili eventi catastrofici concettuali, come dolore o delusione.
Di contro non esisterebbero: v) gli stati di tranquilla beatitudine e bassa tensione liberi dalle ansieta'; vi) quegli stati di completa immersione nelle attivita' concentrate in emozioni che donano sensazioni di esistenza immediata; vii) stati di svillimento pessimistico dati da turbamenti emotivi interni;viii)  stati di carenza o anche assenza di emozione (ricerca dei vuoti, anche) ed indifferenza emotiva.
Con questo e quello, visto che la tazza e' finita e abbiamo tutte le 8 (i-viii) condizioni, allo stato attuale delle cose mi sento di poter affermare che: a) abbiamo la possibilita' di essere proiettati al di fuori della nostra concezione, b) abbiamo a disposizione un lasso di tempo finito (di dimensione 2), c) non e' possibile affermare il contrario, d) che ne valga la pena o no e' scelta di ognuno (in certi casi libera, in altri no), e) aldila' dell'immaginazione ci si va con un processo iterativo che spinge pensiero astratto ed indagine a sussulti, f) ogni volta che si va oltre si creano nuovi bordi (di cui ho tentato di spiegare la necessita') e abbiamo nuovi limiti e cosi' via dicendo.
Si, insomma, si nasce e si muore."
 
Persi nei nostri pensieri o persi in una amabile conversazione mentre beviamo il nostro caffe' zuccherato ma non mescolato, saliamo lungo il gradiente di concentrazione della sostanza dolcificante e realizziamo ad un certo istante che il caffe' sta per diventare dolce. Riabbracciamo la felicita' di uno stato di trasporto e la perdiamo ogni volta. Salvo poi ritrovarla il giorno dopo per 1 dollaro e 70 centesimi.
Pare proprio che abbiamo ricevuto in dono l'infinito (possiamo concepire cose che non capiamo), infatti respiriamo. "Ma il segreto (forse, ndr) va nel ridere e nel piangere".

NB: astenersi dal commentare "a me il caffe' piace amaro" (o simile). Sarebbe un commento fuori luogo.

JMBReRe