«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

venerdì 12 aprile 2019

Ispirato da Jimmy

Ci sono due rischi nella vita: rischiare troppo e rischiare troppo poco.
Entrambi i rischi (se vissuti pienamente) portano ad esistenze estreme: una estremamente pericolosa, l'altra estremamente mediocre.

JMBReRe

PS: date un occhio a:
https://jimmychin.com/
https://www.renanozturk.com/
https://coryrichards.com/

venerdì 15 marzo 2019

Tamanika è in nessun luogo




Forse Stefano, forse Marco o Gian Marco, sono i primi ad avermi parlato di Tamanika. Tamanika è dove si trova la neve più bella. A Tamanika nulla è lasciato al caso: tutto al suo interno è calcolato con precisione, il numero di Decibel, dei Lumen, la lunghezza dei percorsi, le frequenze dei luoghi di sosta, il tipo e la quantità di informazione. A Tamanika ci si rapporta solo tramite simboli (parole o voci prepensate). Tamanika è l'esempio esistente di uno stato in cui si concretizza il sogno della "macchina per vivere". A Tamanika, ci sono spazi interi in cui mille individualità si incrociano senza entrare in relazione, tutte sospinte dal desiderio frenetico di accelerare. Tamanika è un incubatore, è una porta di accesso a un cambiamento. All'ingresso di Tamanika, ognuno perde tutte le sue caratteristiche e i suoi ruoli personali, per continuare solo ed esclusivamente ad esistere null'altro che nella propria essenza, come se l'intera vita di ognuno fosse ridotta esclusivamente alla semplicità di una punta di una matita ed un foglio bianco. L'unico ruolo di ognuno, è quello di un utilizzatore di questo nuovo potere, e questo ruolo è definito da un contratto più o meno soffice che si firma con l'ingresso. Queste sono le regole. 

Tamanika rappresenta dunque per molti una sorta di terra di mezzo, che accoglie nel momento di smarrimento ma che, a lungo andare, nello stesso momento in cui reifica l'essenza identitaria terrena, la sacrifica sull'altare della comune universalità. A Tamanika sono stato raramente, ma ho un ricordo indelebile di quei disegni che mi ha ispirato. La mia matita mi è sembrata leggera e scorrevole. La carta, soffice come la carta di cotone. Tamanika del resto ha ispirato ai grandi Maestri dei veri arabeschi, e questi, per bellezza ed essenzialità, io li pongo là in alto, assieme alle venature del marmo, alle curve delle camelie o alla regalità delle perle, assieme all'onorevole superiorità del leopardo delle nevi e dei suoi occhi liquidi, gelidi e sublimi.
  

L'ultima volta a Tamanika c'era un ragazzo, con capelli neri e lisci. Continuava a cantare una canzone, che si spandeva nel vento per tornare ad echi soffusi...

Oggi ho sognato di morire
ho camminato fuori dal palco
sparendo lassù tra le nuvole
e giunto al concerto dei cieli
gli angeli stavano cantando
la canzone che ho scritto per te
la canterai assieme a me?

Pensavo di sapere cosa 
mi stava per accadere
e tutto sarebbe di certo stato
come lo avevo sempre sognato
il bue, la luna, il tuono, il lampo
nell'occhio del ciclone
non esiste dritto né rovescio

Ora è passato tanto tempo
ora è passato troppo tempo
ma la vita incanta ancora
e so che un giorno tutto il mondo 
canterà questa canzone
che ho scritto per te
la canterai assieme a me?

Ora è passato tanto tempo
ora è passato troppo tempo
tutto ciò che riesco a capire
è aria, metallo, legno,
ma la vita resta ancora
è qui in questo cuore
dove il battito prosegue ancora

Cantava mentre scendeva con la sua tavola leggera nella neve farinosa. E la cantava di continuo, fino a quando davvero non è sparito tra le nuvole. A Tamanika sono andato e da Tamanika son tornato. Sparato come la palla di un cannone nel cielo stellato, al mio ritorno ero cambiato. E la Spira mirabilis, che tanto Jakob avrebbe voluto incisa sulla sua lapide, che guida il falco sulla sua preda, che dispone i bracci delle galassie e dei cicloni tropicali, che affascina fillotassisti così come biologi e astronomi, che da sempre spaventa chi crede solamente nella logica o nella natura senza credere nello spirito, con un altro ennesimo colpo di coda mi mandava al domani, incredulo e sbattuto.

Tamanika è non vita. Tamanika è in nessun luogo. Tamanika esiste solo per farti sognare. Come i palloncini, come la neve.

E, come la neve... puff ... ! Sparisce!


Surf a Tamanika, Ph. Credits: E.F.


JMBReRe

PS: devo il titolo del post ad un verso trovato nel libro "La strada blu" di Kenneth White. Il resto è pura follia. Del resto, come dice Emilio, "lo sci è folie".

PPS: La chiave di lettura di questo casino è questa. In arrampicata, o nello snowboard tremendo, ci si espone ad attimi in cui il trasporto è così eccessivo che si fa esperienza di quella che io chiamo nonvita. Non si tratta del flow, si tratta di nonvie. Che è un termine simile a nonlieu, che sono i nonluoghi di Augé. Non è vita ne morte, a cui non ci sono contrari. E' un'altra cosa. La corda, o la lama della tavola, diventano un cordone ombelicale, perché nel grembo della terra non si respira aria.

domenica 10 febbraio 2019

Brevis

Una passione non è una passione se non c'è un po' di ossessione.

JMBReRe

domenica 20 gennaio 2019

Una questione di cuore (1 di 2)

Negli ultimi tempi, diciamo quasi due anni, la mia attività fisica si è ridotta di molto. Una delle cause è stata la mia avventura assieme alla fibrillazione atriale (o FA per gli amici italiani o AF per gli amici inglesi). Con questo post sicuramente non vorrei mettermi nella condizione di chi dispensa consigli, ma solo nella condizione di chi condivide la propria esperienza. Ho appreso che "là fuori" sono molti gli appassionati di vario livello che sono affetti da diverse forme di aritmia, e quindi ho pensato che magari qualcuno potrebbe essere tranquillizzato se legge come sono andate le cose per qualcun altro. FA mi è stata diagnosticata ormai più di un anno fa, ma ho voluto aspettare che le cose si sistemassero per poter tracciare la traiettoria completa ed esaustiva della mia storia.  

Capitolo 1: Riconoscere di avere un problema

Anche gli alcolisti anonimi lo dicono: il primo passo è riconoscere di avere un problema. I primi episodi di aritmia AF mi sono comparsi diversi anni fa. Mi ricordo alcuni episodi vecchi di 8 anni, nei momenti in cui ero molto rilassato, per esempio la mattina a letto. Per gli anni successivi ho sempre svolto con regolarità attività fisica (questo blog in qualche modo può dare l'idea a qualcuno dall'esterno del volume di attività di cui sto parlando e di come questa oscillava negli anni e nei mesi, così da avere un parametro di confronto). Ogni anno ho partecipato a qualche gara (sempre sport di endurance) e quindi mi sottoponevo alla visita "per il rilascio del certificato medico per attività agonistica". Direi che quasi regolarmente, ogni anno, riportavo al medico dello sport il mio problema, ma ogni anno mi veniva rilasciato il certificato e le mie aritmie venivano appellate con il termine "benigne". Tutto ok quindi: libero accesso al circuito gare e al negozio di caramelle più bello del mondo! Il tutto era accompagnato da un ritmo di battito cardiaco (HR per gli amici) a riposo di circa 40 battiti al minuto, stavo alla grandissima. 
Con il passare degli anni gli episodi di aritmia sono aumentati. Sorpassati i 32 anni di età gli episodi sono comparsi durante gli allenamenti. Mi ricordo che i primi sintomi durante l'attività sono comparsi nei primi minuti delle sessioni di corsa e, in particolare, dopo la prima fase di riscaldamento, dove mi fermavo un attimo prima di cominciare con la serie di lavoro ad alta intensità. Scaricavo i dati su Gramin connect e i grafici di HR impazzivano, c'era sicuramente qualcosa che non andava. Quello che prima mi faceva battere il cuore fuori dal beat saltuariamente e in condizioni di riposo (magari il mattino dopo una cena esauriente o nei periodi di maggiore stress e caffeina) si stava trasformando in un fastidioso visitatore che veniva a trovarmi durante i miei allenamenti più belli. Percepivo le AF come momenti in cui il cuore "non ci stava dietro". Faceva qual che poteva per farmi recuperare in fretta, ma era come se facesse fatica a tornare al suo ritmo di riposo in modo efficiente. 
Con il passare dei mesi la situazione non migliorava. AF cominciarono a comparire anche nei momenti peggiori: in piscina durante il mio allenamento ad alta intensità tra un bout e l'altro avevo episodi che mi facevano mancare il respiro. Una volta mi fecero anche bere dell'acqua. Mesi dopo cominciarono a comparire AF anche durante i miei giri in bici. Con l'inizio del 2017 il problema era diventato innegabile: non ero più tranquillo di allenarmi con le mie AF "benigne". Volevo capire come fare per togliermi il problema e qualcuno mi doveva aiutare. AF erano diventate un problema e io non potevo non riconoscerlo. 
Mi sono affidato ad un grande amico e grande medico (SS). Medico dello sport con un master di secondo livello in cardiologia e con una grande passione per gli sport di endurance (ha un PB in maratona di 2:56 alla maratona di Atene). Lui mi ha sottoposto ad una prova da sforzo che prevedeva due rampe più o meno veloci (riporto i risultati sotto). La presenza di qualche meccanismo strano era innegabile. 
   
In questo grafico è possibile osservare molto bene come il cardiofreqenzimetro aveva molte difficoltà nel monitorare la mia HR durante il recupero dalla prova da sforzo. In nero è possibile distinguere la potenza erogata in Watt (non tanta, lo so) e in rosso il battito cardiaco (HR). Le frecce azzurre indicano proprio le fasi di recupero e la comparsa delle palpitazioni a-ritmiche. 


Capitolo 2: Visualizzare il problema

Il problema quindi esisteva. Il mio nuovo medico dello sport non mi avrebbe firmato il certificato medico per l'attività agonistica. Il triathlon sprint Ledroman di luglio sarebbe stata la mia ultima occasione. Poi avrei dovuto affrontare le FA. Parlare col medico mi rassicurava molto. Potevo fare sforzi in modo più tranquillo: sapevo che avrei dovuto sottopormi alle cure durante l'autunno ma che nel frattempo avrei potuto sparare fuori delle cartucce. Ma poi? Ledroman era immancabile e poi alle porte c'era l'estate...come rinunciare agli allenamenti estivi? Quali erano le possibili soluzioni? Come togliere il problema? 
Dovevamo prima visualizzare e classificare il problema. L'iter era abbastanza chiaro: prima elettrocardiogramma, poi Holter 24h, poi risonanza magnetica, ecocardio e, cosa ancora più importante, visita specialistica dall'aritmologo. RM ed ecocardio ci hanno aiutato ad escludere difetti strutturali. L'elettrocardiogramma confermava che la bradicardia persisteva, e che le mie aritmie benigne però mi esponevano a problemi di coaugulo. 
I risultati dell'Holter erano però imbarazzanti: durante le 24 h in cui ho vestito il dispositivo ho fatto un po' di tutto, e mi sono anche allenato con un bell'intervallato 4x4. Il referto parlava da se: 33 battiti al minuto frequenza minima (durante la notte), 233 la frequenza massima (durante l'allenamento). Il problema a questo punto non lo avevo solamente diagnosticato oppure riconosciuto, ma ce l'avevo pure li tra le mani, in quel plico di fogli ritirato alla segreteria dell'ospedale. 

FINE PRIMA PARTE


Informazioni reperibili

Il libro Haywire heart mi è stato consigliato (velopress.com/books/the-haywire-heart/), ma non l'ho ancora affrontato. Molto interessante mi è sembrato il podcast su Velonews (in inglese) (velonews.com/podcast).

Wiki (panoramica non certificata) (it.wikipedia.org) dove per la prima volta ho letto che la FA è potenzialmente legata ad attività fisica vigorosa e prolungata.

Ciclismo (eurheartj)
Funzione ad U tra tempo di esercizio intenso ad FA - Le 2000 h (academic.oup.com/europace)
Parametri di confronto per curiosi

Al momento in cui scrivo questo post ho 34 anni. 183 di altezza e peso tra 74 (alta stagione) a 78 (bassa stagione). Il mio VO2max è oscillato tra 53 pro chilo a 55 prochilo negli ultimi anni. Attualmente la mia VT1 (o soglia aerobica) è a 67% del VO2max (147 di HR) mentre la mia VT2 (o soglia anaerobica) è all'85% del mio VO2max (170 di HR). I PB sono circa: 5:30 nel 70.30, 1h:19' nello sprint e 11h:19' nell'IM (tutte distanze triathlon), poi 3h:11' nella maratona e 1h:30' nella mezza maratona (registrato però al 70.3 di Jona), ho 3h:00' nella dolomiti skyrace e 3h:00 nella salita al Petit Mont Blanc dalla Val Veny (2000 metri di dislivello positivo). Per il carico di allenamento degli ultimi anni (fino al 2016 circa) c'è tutto il sito da guardare (oppure le somme tirate a fine annata sulla spalla dx).

Spero di poter scrivere presto la seconda e ultima parte dell'avventura FA.

JMBReRe