«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

giovedì 15 dicembre 2011

Comincia la stagione

Forse nel fine settimana si potrà ufficialmente dare inizio alla stagione invernale, con le prime curve con la tavola sotto i piedi...probabilmente andrò ancora di soft, ma intanto sono pronti gli attacchi Ipex nuovi, cioè vecchi...
Proseguo ora con l'ottimo saggio tratto da www.freestylepark.it ...al solito i miei commenti saranno in grassetto...NB: se uno si compra due attacchi rigidi ci sarà anche lo spessore per il lifting etc di cui si parlava nell'ultimo post...riflessione cruciale: noto che su questo spessore ci sono delle incisioni per i regular o per i goofy che indicano la testa e la coda della tavola...dal verso delle frecce noto anche che per forza lo spessore va messo sul primo attacco, non sul secondo (quello di coda per capirsi...). Ma questo lo fanno perché nell'hardcarving o come diavolo si chiama il peso deve essere leggermente spostato in avanti? Beh, io userò la mia tavola beneamata in neve fresca e quindi dovrò avere il peso indietro e quindi userò goofy anche se sono regular e metterò lo spessore sul piede avanti in modo che lo scarpone sia inclinato verso il centro della tavola...ciò mi dovrebbe garantire peso maggiore sul retrotreno e comunque posizione non scomoda (in relazione a quanto detto nell'ultimo post, cioè vista la rigidità degli scarponi da scialpinismo rispetto ai boots soft!!). 
Beh, prossimamente ci saranno recensioni su tutti gli angoli che userò e come reagirà il mio fisico da buttare...Veniamo a noi:
Ed eccoci infine agli scarponi hard, o hardboots, croce e delizia di ogni alpiner… Sicuramente l’elemento più critico, più performante, ma più “scomodo” del mondo rigido. L’elemento che più crea problemi nel rider abituato alla relativa comodità dei softboots, e non tanto o non solo per la sua natura rigida – ci sono softboots quasi più duri di alcuni hardboots da carving – quanto per la particolare trasmissione degli impulsi, diretta ma con un feeling molto diverso dal soft.
Allora per avere un’idea di base diciamo che lo scarpone hard assomiglia ad uno scarpone da sci. Assomiglia esternamente, attenzione, perché invece costruttivamente è fatto in modo diverso per soddisfare delle esigenze diverse.
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diversi hardboots hanno non un blocco o un sistema di regolazione da fissare, ma elementi elastici di regolazione dell’inclinazione laterale per favorire entro certi limiti, invece di impedire del tutto come nello sci, un certo side-flex. Cosa che poi verrà amplificata dalla costruzione stessa, dal tipo di plastica impiegata, infatti mentre nello sci la sfida è raggiungere la massima rigidità laterale senza compromettere il piegamento frontale, nello snowboard hard si cerca di dosare egualmente entrambe a seconda dell’utilizzo che verrà fatto del boot, quindi scarponi relativamente flessibili nel freecarve, piuttosto rigidi specie lateralmente per il race e comunque per chi usa angolazioni accentuate, verso e oltre i 60 gradi.
Spesso negli harboots poi il gancio centrale dei cinque è posto inclinato ad altezza caviglia, per assumere una preminente funzione di ritenzione del tallone, simile alla funzione della strap tibiale nell’attacco soft. Inclinazione frontale.
Posteriormente poi, in luogo dell’inclinazione predeterminabile fissa, gli hardboots hanno un sistema di ammortizzazione a molla, o quantomeno una regolazione dell’inclinazione con un meccanismo walk&ride, cioè un blocco liberabile per poter camminare più facilmente.
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gli scarponi da sci sono rigidissimi lateralmente, ed oltretutto sono spesso leggermente preinclinati verso l’esterno, quindi all’opposto del necessario nello snowboard. Quindi se usati dal principiante alpiner con angolazioni basse possono essere negativi se non anche pericolosi, immobilizzando completamente le caviglie a danno, in caso di cadute violente, delle ginocchia… Obbligatorio a questo punto l’utilizzo del canting, ed inoltre ci sono i classici trucchetti, alcuni di dubbia efficacia, di lasciare i ganci superiori semislacciati o perlomeno allacciati laschi, oppure se è presente un dispositivo di canting laterale dello scarpone di lasciarlo libero. In entrambi i casi peraltro non si raggiunge certo la funzionalità ed il comfort di un hardboot da freecarve, spesso, se si raggiunge il fondo corsa della falsa mobilità così ottenuta, si rischia di essere soggetti a dolori da contatto o sfregamento.
Spesso in passato venivano usati per l’alpine gli scarponi da sci più amatoriali, oppure gli scarponi da scialpinismo, proprio per la loro minore tenuta laterale nel primo caso, e il maggior confort nel secondo; ovvio dei primi non se ne può a priori escludere un utilizzo occasionale, essendo coscienti dei loro limiti, come dei secondi magari volontariamente per utilizzi alpini estremi.    SONO FINITO NEGLI ESTREMI ADESSO? MA NO DAIIIII ...beh ma c'è da capire cosa intendono loro per alpine ... ??? :-0  boh sinceramente...con alpine intendono lo snowboard hard non lo snowboard alpinismo...ok...
Diverso è il discorso nel caso di un utilizzo race per angolazioni molto elevate e frontali ....
mmmm, no non ci interessa....
Sì ma, si chiederanno molti, adesso che conosciamo come sono fatti i materiali dedicati all’alpine e quale può essere il loro campo di utilizzo, per l’impostazione o setup, come facciamo, ci riferiamo al mondo soft? Non proprio. Anzi, secondo qualcuno, quasi per niente!Io pensavo invece prorpio di si....vedremo....
Insomma, l’alpine richiede una tecnica precisa, che a sua volta ha diverse interpretazioni e mode, e correlativamente un’impostazione o setup solo parzialmente simile alla classica surfata soft. Allora senza pretese di voler dare una dettagliata guida in merito (si consiglia per i più interessati una lettura del mirabile sito www.alpinecarving.com, che ha pochi pari in tutti gli altri settori dello snowboard!) si proverà a dare alcuni elementi di base.
Sono proprio d'accordo, un supersito!
Passo e angolazioni. Dagli altri testi riguardo ai materiali si sarà ben compreso, si spera, che per il passo e l’angolazione degli attacchi si entra in un mondo radicalmente diverso da quello del soft. Diciamo che si parte da dove si arresta il soft, anche le versioni più “surfstance” oggi proposte nell’alpine, come la particolare scuola di www.pureboarding.com, consigliano angoli che sono oltre il più direzionale degli stance col soft. La destinazione del mezzo hard a correre sulla lamina ed ad invertire rapidamente lo spigolo fanno si che tutte le tavole hard siano più strette delle sorelle soft e destinate a stance esclusivamente direzionali.
Inoltre, per ragioni fisiche legate alla stessa postura e conformazione del corpo umano, maggiore è la direzionalità verso l’avanti dello stance, minori saranno sia l’ampiezza delo stance stesso, sia la divergenza fra i due piedi. Così se per uno stance tipo pureboarding ai confini col soft sarà ammissibile un passo di 50 cm per una persona media di 175 cm, non troppo distante dal simile passo freeride col soft, per un’angolazione intorno ai 45/25 e pertanto con una divergenza di anche 20 gradi fra i due piedi, per uno stance classico da slalom come 52/45 la divergenza sarà già scesa a “soli” 7 gradi, ed egualmente il passo per la stessa persona sarà intorno ai 48 cm o anche leggermente meno.
Questo senza ovviamente tener conto di alcune variabili legate alla fisionomia personale che possono o consigliare degli aggiustamenti alle regole classiche (possibili, ma con attenzione a non esagerare), sia riguardanti l’utilizzo di alcuni dispositivi di inclinazione dello scarpone, sia dell’attacco come il canting ed il lifting, che intervengono per alcuni soggetti ad aiutare e compensare la posizione.

Qui ci siamo, io devo stare indietro!
Utilizzo di rialzi, canting, lifting. Proprio l’accennata presenza di questi elementi accessori, descritti nella sezione materiali, rende a chi viene dal soft più ostico il mondo hard. In realtà non è che nel mondo soft non siano ipotizzabili e non abbiano una qualche loro utilità; chi usa un passo direzionale normalmente inclina di più lo spoiler dell’attacco posteriore, ed inoltre quantomeno i rialzi sono venduti ed usati da alcuni riders; solo che solo la precisione del gesto “rigido” fa si che si senta maggiormente l’esigenza di compensare la posizione che si assume sulla tavola rispetto a quella naturale che si ha stando in piedi.
In ogni caso la regola comune, per quanto riguarda gli scarponi è di usare maggior inclinazione verso l'avanti del gambetto per lo scarpone posteriore rispetto a quello anteriore; mentre per gli attacchi è di utilizzare un canting verso il centro stance, magari moderato, per passi relativamente ampi e angoli hard medio-bassi, diciamo fino ai 45-50 gradi massimo, mentre oltre questi angoli utilizzare lifting sotto il tacco dell’attacco posteriore e sotto la punta di quello anteriore. Il tutto però senza scordarsi che il primo metro è il feeling del singolo rider, spesso inconsciamente correlato proprio alle sue caratteristiche fisiologiche, per cui qualche prova coi diversi setup all’inizio non è da escludersi.

Stance naturale e "di sicurezza". Anzi, la prima prova da fare con l’alpine e quella di cercare lo stance più naturale possibile con il tipo di tavola, che si presume presa in relazione alle proprie misure (sarà per esempio arduo non dover impostare un setup estremo se con un 47 di piede si è acquistata una spada da 17 al centro…). Cioè normalmente si mette l’attacco posteriore al passo prescelto, con un’angolazione tale che lo scarpone non sporga più di un cm circa da entrambi i lati della tavola (ovviamente i piu` avanzati ridurranno questa sporgenza quasi a zero), poi si fissa senza stringere troppo l’attacco anteriore ad un angolo di 7-8 gradi superiore a quello posteriore e su un tappeto a casa si prova a “sentire” prima di tutto il feeling che si ha, se del caso variando leggermente il delta fra i due attacchi. Poi, però, una volta cha ci pare di aver trovato una posizione confortevole, serriamo le viti e proviamo a forzare leggermente la posizione verso al punta della tavola in back e volendo anche verso la coda in front, testando – ovviamente entro limiti di sicurezza – cosa ci succederebbe in caso di una non infrequente impuntata o di una peraltro più improbabile caduta all’indietro; testiamo così se abbiamo un buon margine prima di sollecitare a livello di rotazione il ginocchio, cosa che potrebbe accadere con passi stretti e delta relativamente accentuati. Dovremo avere sempre la sensazione che l’altra gamba comincia a tirarsi dietro la tavola ben prima che il ginocchio sotto sforzo vada in sofferenza, ricordiamocelo.
Parole sante....
Deve peraltro essere chiaro che ogni attrezzatura hard è relativamente pensata per un utilizzo e per certi angoli, cioè attacchi plastici e morbidi e scarponi flessibili lateralmente sono costruiti per angolazioni medio-basse, mentre attacchi rigidi e scarponi con poca o nulla flessibilità laterale sono concepiti per angoli elevati, dove il movimento laterale della caviglia deve essere limitato al massimo.
P.S.: Data la difficoltà di trovare testi di raffronto sull’argomento, diciamo un po’ “fuori moda”, ogni segnalazione, suggerimento, critica o correzione è ben gradita!
Bellissimo....

Ora abbiamo un po' di nozioni, un po' di materiale...ci manca esperienza, sicuramente non entusiasmo...

"Le idee ci sono, bisogna soltanto prepararsi bene per realizzarle" (P. de Gayardon)
PS: intanto, così in sordina due di trave e due di corsa fino ad oggi da lunedì ... va beh ;-)
JMBReRe

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