«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

lunedì 15 ottobre 2012

Come in un vecchio film + Settimana 8-14 ott


Bene. Ho seguito il Bianconiglio fin dentro la sua tana ieri.

Ci sono stato in quel posto dove sei da solo e tutto quanto attorno è solamente una carta colorata che scorre. Come in quei vecchi film in cui gli attori sono seduti in una macchina e lo sfondo dietro viene proiettato.

Il Garmin parla chiaro: 160 di bici e 42 di corsa, ieri. Belle sensazioni e belle immagini. Momenti di esaltazione e momenti di deprimente frustrazione...

Il buio pesto nel tratto di bici dell'andata... il lago che dorme e appare accanto alla strada, le stelle... si le stelle. Il fresco. Il freddo. Il tepore di una tratto senza vento.

L'avanzare del giorno e poi finalmente la corsa. Aria.

5 km, 10, 20, 30.... pioggia e nuvole. Acqua, fredda.

Poi ecco i fatidici 42 km e la fine del tratto di corsa con quel bel tappeto arancione che rende ancora più magico l'ultimo tratto: "non è ancora finita per me", mi dico. Allora prendo il battello e vado a recuperare la bici. Eccola che mi aspetta, proprio dove l'avevo lasciata stamattina 42 km fa, un epoca fa. Mi sembra di esser stato li ieri, invece era solo poche ore prima...la maratona mi ha resettato...ahhh che gusto.

Pochi km e le gambe cominciano a girare, ma la spossatezza si sente e il ritmo non è elevato...le strade sono pulite e non c'è traccia di sporcizia dovuta alla corsa. Lo sfondo scorre, sono nel mezzo del mio vecchio film.

Per ingannare le gambe dolenti faccio viaggiare la mente e mi ritrovo in mezzo al lago. Il sole fa filtrare i suoi raggi e ne rende la superficie illuminata a chiazze. Nel bel mezzo del tramonto sembra che qualcuno abbia nascosto dei forzieri d'oro sul fondo del lago. La fatica è un ricordo, ora fa parte anche lei dello sfondo. Proseguo e proseguirei per mesi, anni... ma l'impressione è dovuta solo al fatto che sento casa vicina.

Sempre più vicina. Eccomi qui. Aria!

Acqua. Stavolta calda però, quella della doccia.

Ma visto che c'è sempre qualcuno che dice quello che vorrei dire io ma lo dice meglio, ecco qui un post del mitico Emilio Previtali a cui ripensavo ieri mentre me ne rientravo a casa:

TU. CHE NON SEI PIU' TU.

Ho visto uno spezzone di video, oggi. Di uno che cammina e avanza pianissimo, un passo ogni qualche secondo, quasi all'arrivo del Tor des Geants a Courmayeur. Questo.

E' un video che mi ha commosso. Che mi ha fatto ricordare. Che mi ha fatto pensare. Nel vederlo coglievo il desiderio della gente per strada di aiutare, di sostenere, di partecipare. E poi coglievo quella immensa forza interiore che emanava quel ragazzo con la maglietta rossa, che andava avanti, sempre avanti, un passo alla volta. Fa paura fa, uno così. Perché la forza che abbiamo dentro, a chi non la conosce, a chi non l'ha mai sperimentata, fa paura. A volte preferiamo ignorarla o evitarla. Schernirla. Lasciarla da parte. Non usarla mai.

Mi ci sono ritrovato tante volte, in quel momento. Sono stati i momenti più belli della mia vita. A volte ero io, a volte erano altri, a spingersi oltre. Io c'ero, comunque, ero lì. Ed ho sentito. Mi hanno fatto sentire. Ho avuto.

E' quando capisci che puoi andare ovunque, un centimetro alla volta, basta non mollare mai; quando puoi restare stabilmente fuori dalla tua zona di confort e sopportare tutto e tutti, la fatica e il dolore e anche le parole di chi ti parla

e ti sembra così lontano; è quando ignori quello che avviene intorno a te e gli sguardi e i sorrisi di chi forse non capisce, e tieni duro e vai avanti, comunque avanti; quando ancora riesci a cogliere la luce negli occhi di un bambino che ti da un cinque, o il sorriso di un anziano che ti offre una spugna bagnata, o il verde di una foglia che cresce proprio dentro a una fessura, mentre tu sei lì aggrappato e piangi e ti sembra di non riuscire più ad andare né avanti né indietro e non sai più cosa fare; quando pensi di non poter più scendere oltre e vedi un cristallo di neve perfetto appoggiato sulla tua giacca a vento.

E allora riparti, vai avanti, ancora un po'. E poi ancora. E ancora.

E' in quel momento esatto in cui ti fai spazio, in cui vai oltre, che il tuo limite si sposta in avanti.

Ed è per sempre. E' per te. Che non sei più te.

E' in quel momento che il mondo intorno a te cambia. Quello è il momento in cui tu, con il tuo silenzio, con la forza che hai dentro, con la sopportazione e la tolleranza, con la fatica che si trasforma in gioia, con quella specie di vento che accompagna il nostro fare e il nostri essere, tu cambi il mondo.

E questo, a pensarci bene, è l'atto più rivoluzionario e libero che la mia mente sia in grado di immaginare.



Come posso continuare il mio post dopo simili parole. Meglio staccare va. Ecco quindi. Ora due settimane di recupero e poi sarà ora della Venice.


Allora la settimana credo comprenda (devo guardare meglio il Garmin):

Corsa: 2 All: 1 da 9 mer e uno da 42 dom;
Bici: 1 da 40 lun e 1 da 160 dom;


Ok. Si va..... ciaooo

JMBReRe

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