«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

lunedì 6 marzo 2017

L'inverno di Vespasiano

Questi sono appunti sparsi più che un racconto vero e proprio. Ma ho notato che se aspetto di mettere tutto in fila qui divento vecchio senza scrivere mai nulla. Questo post parla dell'inverno, e devo ringraziare Tacito, Vespasiano e Chateaubriand per l'ispirazione. Devo ringraziare i bellissimi fiori degli albicocchi per la traspirazione. ...

Presto lo risistemo e comincio la stesura di JMBReRe: Tomo II...

 L'inverno di Vespasiano 

In continuo stato di passaggio inquieto, attendo una cristallizzazione del mio proprio io, per potermi poi sciogliere di nuovo e proseguire. Stalattite dei miei giorni migliori, allungo il mio grido ghiacciato ora dopo ora, goccia dopo goccia. Lascio cadere il mio scandaglio mentre navigo in acque orientali.

In questo periodo, stanco, sto abbracciando l'assurdo e mi sta bene. Leggere Cortazar mi aiuta, Horacio Oliveira è proprio questo. Ma non è un procrastinatore, beninteso, che lo si capisca! Mi sembra il caso di sottolinearlo.
E Proust? Proust non crede in Dio, ne sono persuaso.

L'accettazione, che nel cristianesimo è una arresa, nell'assurdo restituisce alle mani dell'uomo tutta la nobiltà racchiusa nella sua capacità di pensiero. Qualsiasi cosa questo voglia dire.

Dondolo inquieto, dicevo... Profeta e apostolo. Saggio e racconto. Libro e brogliaccio.

Acqua nelle scarpe e sabbia nei sandali. Il grande freddo, il grande caldo. Possedere una virtù e la virtù opposta.
Passo sempre dalla felicità per l'unicità della mia esistenza vista da dentro, alla depressione per la sua inutilità, se vista da fuori.
Silenzio e fracasso. Collasso e paradosso. L'esplorazione e l'azione. Sempre ritorno perché sempre mi infrango e mi ritraggo nel granello. Riparto.

Esiste un limite tra li e la: a-dimensionale e a-volumico, come il punto fisico.

La vita è un problema, ma non è problematica. Poi la scelta, e la scelta è la fine del mondo.

Piedi scalzi e uno sgabello di un bar di Mendoza: una realtà di tegole sbeccate e di calcinacci. Di muri gialli e di piante di cappero che crescono al sole.

 Prospera Nerone, che Tacito è già nato nell'impero.

Tutto è inghiottito. Cercavo un sovrano e ho trovato un dittatore.

Sono nato con un cuore pieno in un mondo vuoto e senza utilizzare nulla, sono disilluso da tutto. Carta igienica sudicia, rigoli di piscio sul marciapiede. Quella macchia di vomito sulla strada ha la forma di pneumatici. Devo andarmene al mio luogo.

Vae, inquit, puto deus fio. 
Imperatorem statem mori oportere

Mi sono svegliato stamattina già morto. Tutto nasce morto. Tutto ciò che è umano è finito.

Come era nel principio
e ora e sempre, 
nei secoli dei secoli. 

Voglio essere tutto quello che non può e non deve essere mediocre. Sono stufo di impiccolire la mia vita. Vivo da dilettante.

Je veux etre Chateaubriand o rien!  

Tutta la vita è un lasciar perdere...perdere...perdere... una morte a ripetizione. Un lasciarsi vivere. Come una nuvola che spiove, me ne vado. Di quali stupide gioie si nutre l'intelletto! E che dire delle stupide gioie di cui si nutre lo spirito? Una serenità piccola, ma estasiante, basterebbe a gonfiarmi come un palloncino e farmi salire fino alle nuvole.

Destino dal temperamento altezzoso, indipendente e ingrato come un gatto, senza nessuno slancio di umana solidarietà. I miei io di ieri, che sono già nulla, al pari dei miei io di domani, che non sono ancora nulla, danno voce ad un'intera comunità, come in un coro.

Mosso da logica precisa e intenzionalità strutturante, voglio cadere laggiù in fila, come le parole di una recita. Ma non ci saranno apoteosi qui.


Les dieux s'en von.. 

Solo catarsi.

I fiori imperfetti nei giorni dell'ume, 
Per raggiungere la perfezione dovranno staccarsi dal ramo e cadere...
Fushimi Inari-Taisha, Fushimi-ku, Kyoto, Giappone

JMBReRe

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