«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

domenica 15 novembre 2015

Magia dei cervi

Secondo me, si trattò di una strana forma di magia. La magia dei boschi umidi al crepuscolo. Si trattò di verde smeraldo e di profumo di terra bagnata.
Si trattò di righe di sudore su pelle polverosa.
Odocoileus Hemionus Californicus femmina, orecchie da mulo, punta della coda nera. Un manto dal colore spennellato per le sfumature più gentili e armoniose che si possano apprezzare. Un pelo alla volta per portare un flusso di umore. Il petto allargato e chiaro. Un ventre incavato, che la natura non fa ingrassare. Un torace sporgente, ma perfettamente proporzionato. Tra manto e muscoli una rete di vene. Al garrese, ciuffi di pelo potevano sembrare cavalli e pensieri in corsa per radure desolate.
Occhi prominenti e brillanti avevano già capito tutto quel che avevo addosso.
La testa si allargava alla fronte e poi stringeva e poi si allargava di nuovo alle narici sottili, che sembravano delicate quanto delle palpebre.
In tutta la sua figura, un'espressione di forza e tenerezza. E la solenne immobilità di un morto.
Me la ritrovai a pochi passi e la guardai per un periodo indefinito.
Sembrò come se il bosco intero si fosse incurvato su se stesso riducendo ad un cerchio tutta la sua intera vita. Spazio e tempo si strinsero, il battito e il respiro della natura rallentarono fino a fermarsi.
Sentivo chiaramente con tutto me stesso lo scorrere del sangue nel mio cuore. Atri e ventricoli. E una pulsazione che faceva da se. E poi via a risucchiare nei polmoni l'aria della sera. E poi giù di nuovo per gambe mani e braccia fino all'ultimo capillare avido d'ossigeno. Quasi potessi sentire la viscosità di quella linfa e potessi apprezzarne il suo flusso vitale. Mi accorsero invadendomi e avvolgendomi e infine conquistandomi, quella voglia infinita di mordere e muoversi, quel timore, quell'allegria, e quella strana voglia di una corsa selvaggia.
Non ero mai stato così lontano dal volere un momento intellettuale. Le mie parole finirono nel fiume. Restai immobile, né morto né vivo, in bilico a guardarla. Ogni ragionamento sarebbe stato superfluo e la logica mi sembrò talmente nulla e talmente tutto allo stesso istante, che la tensione di queste due forze opposte mi fece paura. Sicché l'equilibrio può essere ottenuto per infinite combinazioni di azioni contrapposte, ecco che la tensione generata dal momento presente mi faceva crescere all'interno un turbamento e un'inquietudine pesante. Stavo pensando col cuore.  
Appoggiai la mia mano sul tasto di accensione della mia telecamera. Vidi il dorso della mia mano e la pelle bruciata dal sole californiano. Vidi alcuni peli scorticati e le chiazze bianche come lacrime delle cicatrici da arrampicata in fessura.
"No, non farlo. Se tu vuoi scrivere."- Disse. -"A che ti serve farmi una fotografia e poi condividerla? Se proprio volevi condividerla con qualcun non saresti qui da solo. Ma se è la crescita che sei venuto a cercare, un punto di vista diverso per il mondo e per te stesso, allora resta qui con me, ma resta in silenzio. Se è stato un tuo ragionamento che ti ha portato fin qui e se è per questi posti che attendi la dimostrazione che una vita più alta è possibile, allora non farlo. Avrai la tua redenzione per questi boschi. Per fatica e contemplazione e riflessione. Con calma e ritmi naturali. Come nasce e cresce e muore un albero. Che tutti guardano un albero, piuttosto che pensare al seme morto. Non c'è albero senza seme. Avrai assorbito da te questo momento e lo racconterai come meglio saprai fare. E allora trasparirà chiarissimo. E se non lo farà, allora giudicare la sua pochezza, la sua scarsa portata o l'inefficacia, sarà comunque un affare non tuo ma di chi leggerà il tuo racconto. Tu sarai nel frattempo da altre parti, a fare delle altre cose, a vivere esperienze diverse. "
Ma l'obiettivo della camera si era già svolto e stava tornado alla posizione prima dell'ultimo spegnimeto. L'obiettivo era rimasto alla foto precedente: un gruppo di uccelli che volavano alti nel cielo. Gli ingranaggi e il motorino elettrico ruppero un stato di quiete con un ronzio. Lei mosse i suoi occhi sporgenti, li ritrasse e li spense. Poi mosse il suo fare e il suo essere fuori dal cerchio di luce che l'aveva avvolta e sparì nel verde ombroso. Non maledissi affatto il mio sbadato e ingenuo movimeto di dito che aveva spento l'incanto. Sarebbe finito comunque, che gli equilibri sono veramente rari e fragili; che poi la bellezza è tanto effimera e il suo cucuzzolo talmente scivoloso che starvi in cima è ambizione assurda.
Gli insetti che si erano fermati ripresero il volo. Altri ripresero a mordicchiare le parti morbide ammorbidite di saliva delle punte affilate dei fili d'erba illuminati su cui avevano trovato pace. Il vento riprese a soffiare, le foglie ripresero a muoversi. Poi ricominciarono i rumori e poi ricominciarono i profumi. L'aria che si tingeva d'oro riprese a muoversi. Il tramonto riprese a rosseggiare con tutto se stesso. Sembrò stessero tramontando duecento soli. La foresta riprese a respirare e a muovere la polvere di terra e pollini, facendola entrare e uscire dai suoi polmoni verdi. Sentii l'aria passare tra i tronchi e mi arrivarono lontani rumori di acqua intrappolata tra sassi di fiumiciattoli. Mi tornò la sete. Il ricordo della sete. Mi giunse di nuovo il profumo di terra bagnata e rugiadosa. Ripresi a pensare, mi tornarono le parole e la capacità di distinzione delle mie sensazioni. I sensi funzionarono di nuovo in modo separato. Il cuore della foresta cominciò a pulsare di nuovo. Ed io, che ero cellula nel suo sangue e ne facevo parte, dovevo riprendere come tutti il mio sentiero.

Di questo e di quello riempio le mie giornate più belle.

JMBReRe

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