«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

venerdì 24 ottobre 2014

Stelle filanti calpestate

Come sempre, quando manca l'ispirazione non è male farsi aiutare con qualche citazione ;-) ...
Ho letto un libro tempo fa... E queste sono delle frasi tratte da quel libro...(spero di aver tradotto bene)...intanto ecco....mentre scrivevo questo post, intanto, ascoltavo questa musica.


Comunque:
Si domandava (NB: il protaginista)

[...]
Perché si può insegnare a dipingere e a disegnare, ma non si può spiegare a qualcuno come amare?
Cosa contraddistingue una vita da un'esistenza?

[...]
In realtà non aveva mai ammesso davanti a se stesso di poter fare a meno della fede nel Creatore.
Infatti non aveva abbastanza fiducia nella logica per poter potervi trovare rifugio per ogni ragionamento.
In altre parole, i suoi ragionamenti senza coda terminavano con l'appoggio di un Creatore cieco: all'esigenza servile e all'occorrenza assente, dotato del minimo potere necessario e sufficiente per poter far tornare a casa, entro mattina e ad ogni costo, una risposta.
Ma Arnus, da quel giorno, non avrebbe più avuto bisogno di una fiaccola da seguire per dimostrare l'assenza del destino.
Non credette più nella cecità di un Creatore. Non fu che perse la fiducia nella logica ma, se dovessi descrivere la via seguita, direi che sulla spiaggia della logica camminò i suoi ultimi passi. Le sue orme finivano dove la fede faceva bagnare i piedi e portava le sue piccole onde: dove il suo Creatore cominciava a riacquistare la vista.
Ma non perché avesse ricevuto risposte: aveva solamente meno domande.
L'eterno ripetersi del perché, che l'aveva martellato fin da bambino, aveva concluso il suo ciclo una domenica d'ottobre. Al di là di quel muro, nulla. E nulla che necessitasse spiegare il perché di quel muro e la sostanza di quel nulla. Nulla, su "come" quel nulla. Nulla, su "dove" quel nulla. Nessun perché. Tutti i perché.
Lei era il senso delle cose. Da li partivano, a li tornavano.
Se gli avessero chiesto perché le foglie cadono in autunno, lui avrebbe risposto: -"è per lei che le foglie cadono in autunno"-.

Lui, che non si era mai ritenuto narratore onnisciente del suo stesso libro, dovette ammettere di conoscersi meglio di ciò che pensava. Quel giorno Arnus cominciò a bastare a se stesso.
La sua, cominciava ad essere una vita.

[...]
Per Arnus stava proprio in questa rinuncia alle domande, in questa dissociazione dalla necessità di risposte, la via dell'abbandono senza rancore della logica a se stessa: l'abbraccio cosciente, innocente, caldo, innocuo, compassionevole della fede.
Logica e fede: non importò più dove finiva una e iniziava l'altra. Nella meraviglia di quel momento percepiva l'importanza della dimensione umana del narratore del suo libro: si sentiva, finalmente, l'artista dell'opera della sua vita.

[...]
(H.F. Il sogno dopo)

Ora...invece la prossima l'ho trovata in uno dei miei libriccini preferiti:

[...]
C'e una strana malinconia in quella stanza vuota. La stessa malinconia della piazza vuota dopo il mercato del giovedì.
[...]
Il giorno dopo del carnevale carnevale di Amal-Alconcha, lo spazzino raccoglieva stelle filanti calpestate. Risate accartocciate. Goliardate accantonate.
[...]
Ma io adoravo quella malinconia. Dolce malinconia.
[...]
Avevo l'abitudine di rimanere in sala, nella solitudine dei titoli di coda, fino a quando le luci non si accendevano e facevano comparire, come per magia, pallini bianchi di popcorn sparsi sul pavimento. Come uno spazzino, raccoglievo i pensieri degli spettatori: le risate accartocciate, le stelle filanti calpestate.
[...]
(C.A.H. I diari)

Beh, ecco. Sarà quello che l'autunno porta. Quest'aria tiepida. L'odore di terra bagnata. Le corse al buio. I tramonti. 
Riprendono gli allenamenti in piscina: vetrate appannate, corsie affollate. 

Ma le sensazioni si alternano. La medicina è agrodolce. La malinconia è dolce, appunto. L'abbandono è calmo. 
Quello che voglio dire è che ci si sente in sintonia con l'autunno, in questo periodo più che mai. Quando e come? 
Vi faccio qualche esempio....quando si lascia la macchina per l'intera giornata in un posto e poi la si riprende la sera magari, è piena di foglie sul parabrezza. Bellissimo guidare e vedere volare via le foglie, di minuto in minuto. Quelle foglie marroni, verdi, gialle, rosse, arancioni. Spiegazzate, accartocciate. 
Quando vai a correre tardi la sera, non ti sembra di essere lo spazzino che passa il giorno dopo della festa? Passi accanto alle case e vedi ombre di gente che si siede sul divano e luci soffuse di comodini. Ti sembra di calpestare stelle filanti e di raccogliere solo le briciole di quella che è stata la felicità altrui. Ma a me piace. Ha un ché di malinconico, ma è tutto per me. 
Riprende la piscina, dicevo. Guardo la vasca, ormai vuota, perché, come sempre è tardi. Tra dieci minuti sarò in doccia, ma ora non ancora. Mi ripeto nella testa: "nella vita siamo ciò che facciamo. e  soprattutto come facciamo ciò che facciamo. e poi perché facciamo ciò che facciamo. quindi se non sai neanche nuotare per altri dieci minuti, questo cosa ti fa pensare della tua vita?". JUST BREATHE....respira...respira un attimo...E poi allora naso sott'acqua e via, verso le ultime virate. Gli ultimi respiri. Dolce malinconia. 
E tu cosa centri? Beh mi pare solo che molte volte con gli impegni di tutti i giorni si arriva a fine giornata che neanche nessuno se ne accorge. Arriva la sera a spazzare e a raccogliere. 
Così passano le giornate, così passano le estati. Accartocci le goliardate. Smorzi le risate. si! è proprio come restare in sala durante i titoli di coda! cacchio...ecco cos'è l'autunno. nella solitudine della colonna sonora tu te ne stai li e guardi la gente che se ne va.
L'autunno sta proprio dove la spiaggia finisce e dove cominciano le onde del mare. Dove i tuoi piedi sentono il solletico dei granelli di sabbia che la marea porta e riprende. C'è un calmo abbandono. Sembra di "bastare a se stessi". Devo ammettere di conoscermi meglio di quanto pensavo...ho meno domande. Sono cullato in santa pace. L'autunno è un abbraccio caldo e confortevole......il mio narratore riacquista la vista e l'umanità persa.  
Credo che chi si stanca tanto durante il giorno trova nella sera un bel conforto. Perché la sera è segno che, per tutti, c'è un momento per riposare. In cui è lecito voler riposare. Per questo dico che il narratore d'autunno riacquista la sua dimensione umana.. Perché, l'autunno è come la sera. Ti impegni sempre e comunque. il sistema è saturo e frenetico. sembra poterti inghiottire. Ma sai che la sera arriva prima o dopo. e con essa la chance di ripartire il giorno dopo. riposati, ricaricati. dopo aver riflettuto una volta in più. Cullati dalle circostanze: il tramonto non è mai frenetico...la sera favorisce la riflessione. c'è un rallentamento generalizzato della natura stessa. 
L'autunno è così, dico io: è la sera dell'estate....

Foto (FM)
E cos'è questo profumo nell'aria? Non sarà mica neve?
Domani è un altro giorno...domani è già inverno....
JMBReRe

Settimana 13-19 Ott:
  • Nuoto: 4 all: lun, mer, gio, sab;
  • Secco: sab;
  • Corsa: 8 mar;
  • Bici: 60 Sab;
Yeah!

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