«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB
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sabato 9 dicembre 2023

La saggezza dell'autunno

La stagione, la vita, la giornata, rotolano via come pietre che scorrono lungo un pendio. Non si fermeranno.

Le guardiamo rotolare e, dopo un piccolo momento di eccitazione, scopriamo che non ci sarà ritorno, e ci assale la malinconia. Scopriamo di essere parte di questo processo che fa rotolare la pietra, scivolare l'acqua e cadere le foglie. La pietra non tornerà indietro, la foglia non si riattaccherà al ramo. Ci guardiamo le punte dei piedi e mormoriamo: "Si, è un 'basta' per sempre".

Ci rimproveriamo di non aver passato un attimo in più ad assaporare il profumo dei fiori d'arancio che richiamava le api con la tarda brezza estiva. E ora, tutti loro se ne sono andati, ad occupare un altro spazio sotto altra forma in un altro luogo. E tutto quello che possiamo sperare è che noi stessi potremmo, un giorno, rinascere in parte in un fiore d'arancio e, magari, in parte in un'ape. Possa arrivare di nuovo l'estate e possa quell'ape andare a quel fiore.

Saremo tutti nuovi la prossima primavera, e anche domani mattina. Del tutto, o solo in parte. E ci ricorderemo che siamo stati diversi e capiremo ciò che significa rotolare nell'oblio. Come tutte quelle foglie e quelle pietre rotolate verso il basso, non avremo memoria della nostra vita precedente. 

La vita ci è divenuta facile, in estate. E ci siamo dimenticati dell'inverno e che domani dobbiamo ricominciare. Quest'attesa ci logora e ci stanca. Ecco l'insegnamento dell'autunno: l'autunno ci insegna a sperare. Non nella resurrezione della carne, ne in quella dello spirito, ma alla continuità della materia, in qualcuno o in qualcosa. Che ormai ci siamo rassegnati al pensiero che aldilà del muro non ci possa essere garantita una presenza mentale, ma solamente una presenza materiale. 

Ed è tutto nascosto nei tramonti precoci, nell'aria umida e in quella apparente stanchezza che è insita in colui che sa che deve ricominciare. E ci ripetiamo continuamente: 

"Se tutto ciò fosse vero? Chi si addormenterebbe tranquillo se non avesse la certezza di risvegliarsi sempre in se stesso? La foglia che si stacca non sa nulla della foglia che l'ha preceduta l'anno prima. E' sempre la stessa, o è sempre diversa? Quale 'me stesso' sarò domani: colui che si è addormentato, o colui che si risveglierà?

È questo che spaventa tanto dell'autunno e della sera: l'incertezza. E' noto che temiamo l'oblio più di quanto temiamo la morte. 


Il sole, stanco anche lui, saluta Kefalonia. 
- Kefalonia, autunno 2023 -


sabato 26 settembre 2015

"In un mondo di pesci strani" o "Un paio di scarpe, un sentiero e un sogno di un viaggio in America"

La scuola dei pesci non è per nulla così semplice come molti credono. Alla scuola dei pesci i professori si dimenticano spesso quello che spiegano e gli alunni dimenticano ciò che studiano. Il fatto che i pesci non abbiano pensato ad un modo per scrivere per ricordarsi le cose mi fa pensare che di scrivere le cose per ricordarsele non ne hanno bisogno. Forse l'hanno fatto ma forse si sono dimenticati di averlo fatto. A che scopo imparare a scrivere se poi ci si dimentica come si fa a leggere?
Gli alunni si dimenticano spesso di andare a lezione e quando accade prendono delle note cattive,
ma poi il professore si dimentica chi fosse chi non c'era, e chi fosse chi c'era. Ma il dimenticamento progressivo, ciò che rende magica la mente dei pesci strani, mangia tutto ciò che precede il momento presente. Parlare è l'unico modo di srotolare il passato all'indietro dal momento presente. L'unico metodo per fermare il mangiaricordi e di salvare la sua mente e se stesso. Il disastro completo sarebbe dimenticare tutto e far avanzare l'oblio fino al momento presente. Capita a volte di dimenticarsi di se stesso medesimo.
La scuola dei pesci è un po' strana, io lo so, ve lo dico, una volta ci sono stato...
Ricordo, c'era una vasca piena d'acqua blu. Un vetro immenso e una scuola dei pesci.
Quella volta non c'erano mica tanti studenti a lezione (forse si erano dimenticati di andare). Il professore attaccò a parlare e a parlare, veramente senza sosta. [Per rendere bene quanto era borioso il suo monologo lo riporto così, senza andare mai a capo]. Ma il discorso era così lungo che il professore verso la fine cominciava già a dimenticare ciò che aveva detto all'inizio. Attaccò col suo blabla: -"Se qualcuno accettasse le premesse e decidesse di condiscendere ai processi logici facendomi un favore senza sentirsi imbarazzato, potrebbe capire il mio concetto di società moderna: i suoi tratti, le sue forze risultanti, i comportamenti conformi, le stesse idee convenzionali (convenienti). Tutto quello che da parte mia può essere detto e non detto a riguardo era in principio impossibile da presentare, poi qualcosa mi ha spinto a pensare che fosse almeno presentabile. Orbene alcune cose sono da chiarire: i miei concetti di romanticismo e poi esotismo, il mio concetto di illuminismo (di ragione, di mente o letteratura illuminata). Parto al rovescio. Io parlo di illuminista ogni processo in cui esercizi di logica applicata vengono svolti nel pensiero astratto per sbobinarlo (dipanare i fili) e giungere a conclusioni sensate. L'illuminismo usa e promuove l'uso della lente razionale, oggettiva, scientifica, per la descrizione di qualsiasi questione, e protrae l'utilizzo delle sequenze e delle forme logiche anche fino alle estreme conclusioni del ragionamento: ovvero la dichiarazione di incomprensibilita'. Questo, generando autocritica per il metodo adottato, ma riducendo le scelte per le elaborazioni successive e quindi aumentando la conoscenza. Ogni processo romantico dal canto suo, in punti arbitrari durante il processo di logico (anche all'inizio), decide di adottare la procedura dell'abbandono della lente ed e' cosi' che l'inesplorato e l'indiscusso trova vie totalmente nuove, soggettive, con sfumature indescrivibili da processi logici razionali, ma tuttavia alle estreme conseguenze di irrisolvibilita' ci si giunge!, e sono sempre vortici voluttuosi in cui il pensiero si annida e genera nuove idee, e compiacimento per se stesso, dimenticando la conclusione e inebetendosi, crogiolandosi beato nel calore della sensazione di poter avere la capacita' di arrivare a celebrare la vita inseguendo il tentativo di descrivere cio' che e' bello, infferrabile, effimero; ovvero cio' che ci guida. L'attrattiva verso uno stile piuttosto che l'altro, di un processo piuttosto che l'altro, di una via, di un indirizzo, non preclude la simultaneita' nei ragionamenti e neanche esclusione. La preferenza di un'idea rispetto ad un'altra e' del tutto personale e basata sulle nostre preferenze, attitudini. Nel processo di estrinsecazione del razionabile va da se che l'illuminista vede nel romantico una via semplice per poter tagliare corto e smettere di usare la ragione (che richiede conoscenza scientifica e nozionistica) per quindi appoggiarsi a sensazioni personali piu' facili da estrapolare perche' sempre relative e mai assolute, svolgendo tutti gli sforzi ad un esercizio di stile, ad un'irrorazione eccessiva dell'immaginazione, con conclusioni inapplicabili al mondo reale: l'aria illuminista non ha profumo e snobba chi sniffa l'aria ordunque. Va da se che il romantico vede nell'illuminista colui che sceglie di tagliare corto perche' incapace di introspezione e che perde la possibilita' di esplorare la condizione piu' profonda del genere umano perche' ogni suo processo logico di elaborazione e' vincolato, come detto, alle sue nozioni, che non sono mai totali ma in progressivo aumento con il progresso dell'umanita' in genere e con l'evoluzione della societa' (invero, la ricerca e' guidata dalle esigenze della societa'). Perciò propone soluzioni e conclusioni inarrivabili a livello logico-razionale che mostrano profondita' recondite e che imbalsamano l'aria in cui ruotano i pensieri. L'esotista e' una sottospecie di romantico....blablabla"-

Non potevo credere a quello che stavo ascoltando [a parte che era noiosissimo]. A quanto pare i pesci hanno molti pensieri che sono anche i nostri! Tolsi lo sguardo dall'acqua della vasca in cui c'era l'acqua blu della scuola dei pesci strani. Poi misi a fuoco la superficie vetrosa e poi misi a fuoco il riflesso della mia immagine. Nel vedermi riflessi su quanto segue: -"il moto dell'animo che privilegia la sfera mentale dell'esotista e' una specie di deriva: un incessante tendere all'altra riva che e' alimentato dal fervido apprezzamento -solitamente spirituale, sempre idealizzato (percio' effuso), a volte inconfessato (percio' torbido)-per qualcosa di non posseduto ma infinitamente desiderabile, come una vita piu' appassionata, che resta magico solamente nella sua assenza e che quindi esercita attrattiva solamente se rimane elusivo. Pensieri positivi di questo atteggiamento che porta ad affezionarsi al diverso, sono accompagnati da pensieri paralleli negativi che provocano un graduale disprezzo per la propria condizione, che viene svilita pessimisticamente e che e' criticata come troppo convenzionale. L'esotista per definizione e' percio' colui che non si sente appagato quando ottiene cio' che brama, ma colui che idoleggia perennemente cio' che non ha. Le convenzioni di cui si autodota l'esotista, in termini di gesti e gusti, sono fondamentalmente e irrimediabilmente periture, ne consegue che la felicita' e' dolce, effusa o torbida, malinconica, nostalgica: piena della poesia della distanza. Se accade che l'esotista ottiene cio' che vuole non passera' molto tempo prima di trovarsi scontento, e non perderebbe tempo per etichettare la sua nuova condizione come banale, corrotta, convenzionale o, semplicemente, demode'. Se l'esotista si trovasse felice nell'ottenere cio' che ha voluto, smetterebbe di essere esotista per definizione sicche', come detto, il moto del suo animo e' associato al insoddisfacimento della condizione di vita agognata. L'esotismo e' del tutto innato nella natura e nel genere umano e infatti, se ci si pensa, puo' essere associato all'idea di curiosita' mai estinta che ci spinge a indagare il mondo che ci circonda, ma secondo me l'associazione e' addirittura piu' innata e incontrollata. Se cogliamo il fiore che tanto ci piace, questo avra' smesso all'istante di
emanare la magia che ci ha spinto a coglierlo. L'amore per la natura e' fondamentalmente realizzato solamente nella contemplazione, e non prevede appropriazione. Il fiore e' solo uno degli esempi citabili, ma possiamo pensare anche all'orizzonte, semplicemente, o all'arcobaleno, al tramonto. Sono tutte cose che per definizione sono inafferrabili, perche' irraggiungibili per definizione. L'orizzonte e' un punto che possiamo guardare, ma a cui non possiamo andare. La nostra attrazione e' diretta per natura verso il bello, talvolta il selvaggio, l'inafferrabile, l'effimero ma, sfortunatamente, la societa' moderna non se ne fa niente di cio' di cui non ci si puo' appropriare, perche' non puo' essere venduto. Va da se che concorrono due differenti filoni concettuali (e non materiali) a sostegno del consumismo interessato e della liberta' fatta di vuoto tipica della nostra societa' sviluppata e moderna:
il primo e' che nella definizione di qualita' della vita si ha un punto in cui si dichiara esplicitamente che la qualita' della vita percepita e' legata a quanto ci si sente all'altezza degli individui che ci circondano;  il secondo filone e' una progressiva scarsita' di definizione dell'individuo che necessita quindi di uno specchio che gli rimandi un'immagine di sé in cui riconoscersi. E' stato accertato che gli individui tendono a confrontarsi meno con coloro i quali hanno opinioni e abilita' e possibilita' divergenti, che li possono mettere in discussione soprattutto quando il proprio sé è così labile. "-

Non potevo credere a quello che stavo pensando. E quando il tutto si fece troppo complicato non riuscii più a trattenere l'attenzione sull'immagine riflessa. Così guardai più a fondo e finii per entrarmi dentro e mi sussurrai: -"Sai, nel secolo della televisione si preferisce rinunciare al confronto adagiandosi sul credere di dover desiderare ciò che i media ci fanno pensare di dover desiderare, o a ciò che pensiamo di doverci dotare. Questo e' ben noto!, basta guardare ai personaggi della pubblicita': non sono personaggi reali ma corrispondono a cio' che noi vorremmo essere (nella media ovviamente). Questo e' vero perlomeno per i media e per le indagini di mercato che, a giudicare dal livello raggiunto devo dire che possono essere accuratissime, visto che le aziende delle vendite si dotano di psicologi e sociologi in grado di analizzare e ricreare l'idea del mondo in cui vorremmo vivere. Percio' ecco creato quello che noi vorremmo essere e, a volte, a nostra insaputa. Va da se che un individuo che è ancora alla ricerca di se stesso allora e' facile che tenda a confrontarsi con i personaggi televisivi (NB: per il punto 1) e quindi desiderare cio' che manca per sentirsi alla loro altezza (NB: in base al punto 2). Se l'esotismo di cui siamo afflitti gia' di natura e' volto verso qualcosa di materiale, allora non smettiamo mai di comprare cio' che pensiamo ci serva (orbene, quello che ci hanno indotto a pensare che ci serva) per raggiungere la nostra presunta riva felice. Ma è quindi evidente che, e qui chiudo il mio ragionamento, visto che non paghiamo mai col denaro ma col il nostro tempo speso per guadagnarlo, buttiamo via un sacco di tempo per cose che non ci servono, o che ci dimentichiamo a cosa servono, o che non ci danno quello di cui realmente avremmo bisogno, o che addirittura sono quello che gli altri ci inducono a pensare ci debba servire. E quindi tra milioni di esotisti materiali, senza mai essere felici perche' sempre in debito di felicità, pensiamo di pagare domani morendo insolventi oggi."-

Mi sono svegliato e mi sono detto: -"non la farei così tragica"-.
Ero in un letto in un ostello di San Diego....c'era caldo e un ventilatore cigolava appeso al soffitto. L'aria polverosa era illuminata a strisce dal sole attraverso le finestre socchiuse.

Io vi dico....
Se ci volete provare a capirmi fate così:

Nel dormiveglia mischiate l'idea di un paio di scarpe nuove con la vostra idea di tramonto assoluto. Poi prendete la distanza nella vostra mente che c'è tra voi e l'ultimo vostro segreto. Riempitela di perché e poi di poiché. Poi odore di resina e cortecce ruvide. Suoni: il picchio sull'albero, tamburi del mondo primitivo, lo scroscio dell'acqua che sciacqua la pelliccia di un cervo che esce fradicio da un lago che non esiste. Lo so, senza che ve lo abbia detto ci avete aggiunto qualche albero. Perché ogni lago che non esiste, esige alberi. Esige blu e verde. Forse anche bianco: il bianco di una nuvola che passa.

Se lo dovreste scrivere sarebbe immagini pallide, immagini fosche, immagini indefinite. Sarebbe atmosfera onirica. Forse scrivereste di un viaggio nel nuovo mondo. La penna andrebbe da sola, ma vi dico, non lo fate. Perché per scrivere vi dovreste svegliare. Non tornate indietro per scrivere di una luna pallida che avete visto quando non c'eravate. Seguite i suoni e addormentatevi che qualcosa di più bello vi aspetta.

Sognerete un sentiero. Poi ci aggiungerete un bosco, o una pietraia o una duna di sabbia, e quel sentiero diventerà una traccia nell'erba o orme nella sabbia, senza che io ve lo dica perché tanto fate sempre come vi pare. E un sentiero esige di essere libero di andare dove vuole anche nella testa.

Succede che quel sentiero esiste, ed è in Canada. Lo avete già percorso. Quando, prima di addormentarvi, eravate cervo nell'acqua o lupo nell'erba, o indiano che suona il tamburo o mercante di suoni e colori della foresta o pittore di cieli. Ma quel sentiero aspetta voi per intero...il vero di voi...

Voi, invece, cosa state aspettando?

JMBReRe

martedì 26 febbraio 2013

Viaggiando coi profumi

Non so voi di che avviso siete, ma secondo me le cose più difficili da descrivere sono i profumi e gli odori. Per descrivere un profumo è più facile fare dei paragoni, piuttosto che fornire aggettivi. E' più facile fare associazioni, parallellismi. Le descrizioni dei profumi e degli odori magari sono nella nostra memoria e nelle nostre capacità, ma sono difficili da estrarre, come le radici più profonde di una pianta. L'odore fa viaggiare la mente più veloce di qualsiasi altra cosa, proprio perché è direttamente associato a qualcosa. Più della musica, più del gusto, più della visione.

Mi capita sempre di sentire un odore e di essere trasportato alla velocità dell'immaginazione: più veloce del suono e della luce. Ce ne sono certi che sono infallibili: l'odore dell'erba umida appena tagliata, che mi riporta al vecchio tagliaerbe nel vecchio giardino; il profumo secco degli aghi di pino marittimo, che mi riporta alle vacanze al mare; la salsedine, che mi riporta sul traghetto per la Sardegna...
L'odore del sudore della maglietta che usiamo per il dodicesimo allenamento di fila, perché a lavarle si rovinano. L'odore del fango, del fieno. Appena li sento, vengo trasportato in un posto diverso, in un istante e per un istante. E così anche il profumo di una donna che mi passa accanto e che mi porta tra i suoi capelli, sul collo, sotto l'orecchio: non esiste al mondo un regno più grande e misterioso di quello dell'immaginazione.

E così, stamattina sono uscito convinto di trovare una mattina grigia e piovosa, come da previsioni.
Invece c'era un cielo limpido ed un'aria fresca. Dai, ci siamo capiti... uno di quei giorni...
E' arrivata una folata che ha portato con se il profumo della neve. Non riesco a descriverlo se non così. In un istante mi sono sentito sulla mia cresta preferita con la neve alle ginocchia e con lo snowboard sulle spalle. In un istante, per un istante.
Avrei voluto respirare fino a scoppiare.

Ma la folata si è subito smorzata: la sensazione di cambiamento è subito cessata. Nell'istante successivo a quello che mi aveva visto volare via, mi sono ritrovato coi piedi sull'asfalto di un parcheggio, con le chiavi in mano e con lo sguardo fisso alla portiera della macchina. C'era una strana figura nel riflesso scuro del vetro. Ho visto la figura immergersi nel colletto del proprio cappottino e premere il tasto di sblocco sulle chiavi. Un rumore è sembrato arrivare da lontano, accompagnando il lampeggiare delle 4 frecce e l'arrivo di un altro istante.

Era la mattina di un giorno lavorativo invernale.

PS: Settimana 18-24 Feb

  • Corsa: 4 all: lun 10, mar 12, gio 10, dom 38;
JMBReRe


martedì 28 agosto 2012

"La locomotiva sembrava un mostro strano": Settimana 20 - 26 Ago

C’è tanto da fare, tanto da scoprire.
Da fare insieme se vorremo, se vorrai.
Io non ho paura...uscirò anche da questa esperienza più forte e con più entusiasmo di prima, convinto sempre più che i sogni siano il motore del mondo e che continuare a cercare nuovi orizzonti sia necessario a chi, come me, non trova sfogo in una vita tranquilla. A volte credo che tu mi veda solo come un visionario e che non farò mai le cose che dico.
Può essere, può essere, ma alcuni hanno un sogno e lo falliscono inseguendolo, alcuni non hanno neppure un sogno da seguire e falliscono ogni giorno.
Ti dico che non ho paura di inseguire per una vita intera quello che provo di giorno in giorno. Ancora attendo il giorno in cui cambierò prospettiva e in cui comincerò a puntare verso le cose a cui guardano tutti e che probabilmente coinvolgono tutti, presto o tardi.
Ma ora non ce la faccio. Quello che mi da energia è la visione di quello che posso fare col mio tempo e con quello che abbiamo a disposizione al mondo per provare le sensazioni più forti che il nostro corpo interiore può reggere, che la nostra mente può reggere, che il nostro corpo fisico può reggere. Perciò non dirmi di rinunciare a sognare, a fantasticare. Non dirmi che "servono i soldi", non dirmi che "serve lavoro, stabilità economica e assicurazioni".
Non fanno per me queste cose, io quelle so già che le avrò nella misura a me sufficiente ma non mi daranno mai la forza di andare avanti.
Non mi risvegliano dal torpore quando sono affranto e non mi fanno dormire sereno la notte.
Parlami se puoi dei mari turchesi.
Delle spiagge deserte e bianche.
Delle onde spumose, della neve polverosa.
Delle pareti di granito, se preferisci o di luoghi fiabeschi.
Di civiltà sperdute magari o di città ammalianti: città frenetiche e interessanti.
Dei fuocherelli scoppiettanti davanti ai bivacchi e del chiaro di luna.
Delle foreste primordiali e dei pendii innevati.
Delle barchette scosse dal vento, nel vento; e del vento, quello tra i capelli magari.
Di fango e di polvere, di sudore, di roccia e di ghiaccio. Di muscoli.
Parlami di quanto potremmo stare bene insieme su una macchina che viaggia. Sia essa una nave, un cavallo, una moto, un treno o una casa.
Non dirmi di fermarmi adesso, che non posso.
Hai una locomotiva in cui hai appena buttato una grossa riserva di carbone: aspettati che il fuoco la bruci, che la pressione aumenti e che la locomotiva acceleri sfumacchiando. Non tirare il freno ora.
Al massimo tira la cordicella e dai una bella strombazzata quando passi davanti ad una piccola stazione.


Questa settimana ha visto incredibilmente tornare in carica il nuoto...seh...si fa per dire...ma magari con l'arrivo dell'autunno la cosa prende piede :-)

  • Corsa: 2 all 7 Lun e 19 Sab;
  • Mtb: 2 all: 1 Ven da 22 e 1 Dom da 30;
  • Nuoto giov da 1 km;
  • Uscita in falesia Dom;
Ciao 

JMBReRe

martedì 15 maggio 2012

Settimana 7-13 Mag

Bene... Garmin alla mano stipuliamo l'elenco delle cose fatte la settimana scorsa:
  • Corsa: 2 All!! Abbiamo ripreso: 7 Sab 7 Dom -> benissimo...
  • Bici: 30 Gio, 50 Ven, 70 Sab;
  • Mtb giretto per sciogliere Dom;
Come detto la nota positiva è stata la ripresa della corsa. Mi si era infiammata la parte interna del ginocchio destro ed è stato meglio riposare due settimane. Una settimana dopo il primo stop ho fatto 3km di corsa non andati benissimo. Poi 6 altri giorni dopo a 7 min/km. Poi sabato scorso 7 ai 6 min/km... fatto sta che domenica mattina andava già meglio, e ieri sera e stasera ho infranto prima il muro dei 6 min/km e poi dei 5 min/km: diciamo che siamo tornati!
Mi sentivo come un alunno al suo primo giorno di scuola...anzi no mi sentivo più come un vecchio al primo giorno di pensione...anzi facciamo che mi sentivo più come uno studente ripetente al suo primo giorno di scuola nella classe nuova :-) andature da neofito, ma grandi sensazioni. 
La mia piccola infiammazione ha richiesto giornate di pausa, stretching forzato, pomate antidolorifiche, argilla e ghiaccio.... e soprattutto tanta pazienza...rinunciare alla corsa costa tantissimo per qualcuno che lo fa di frequente...e due settimane con la gara di luglio in vista sembrano eterne.... E quindi ci vuole pazienza...anzi direi che ci vuole in qualche modo fede....non c'entra la religione, ma c'entra la fede di colui che sta fermo aspettando che le cose facciano il suo corso e sperando che vadano per il verso giusto. La fede di chi lancia i dadi e spera che rotolino e si fermino mostrando le facce giuste. Aspettando che il dolore passi nello stesso modo in cui è arrivato. La fede e la speranza di chi vede rotolare un sasso e spera che non rimbalzi nella propria direzione: bisogna aspettare e sperare, perlomeno senza far nulla per peggiorare le cose (SECONDO ME)....
Poi quando si rientra nel solito circuito si lascia andare la "macchina" e si gira come non si fosse mai stati fermi...certo, le gambe sono un po' impallate e il respiro è più pesante di quanto ci si ricordava...ma la voglia è sempre quella, anzi è aumentata...!

"Quando ero piccolissimo volevo essere libero.  Dagli ordini.  Dai gridolini della nonna. Dal pasticcio di carne della Domenica. Io ho sempre voluto essere libero. La libertà è una cosa che non c’è sempre. Non c’è sempre. Ma quando sta con te ti fa respirare bene. Ti fa stare forte e però buono. Come una giornata in campagna a pescare le rane. Come una serata davanti alla tv quando i genitori sono fuori. La libertà non la puoi mica toccare. O spiegare. Neppure regalarla. La puoi soltanto aspettare. E riconoscere. E stare contento quando c’è. Io, oggi che il tempo è passato e la nonna è andata via, ogni tanto prendo la moto, e vado in giro. E mi sento libero. Vado piano. Guardo in giro. Annuso i profumi e il diesel dei camion. Cambio le marce e cambio strada.
La motocicletta è la mia libertà.”

Carlo Talamo

Caro Carlo, la mia invece è lo sport.... :-)

JMBReRe



 

domenica 6 maggio 2012

MTB si MTB no?

Stavo valutando l'ipotesi di creare un post che riguardasse il divieto di utilizzo della bici mtb sui sentieri del Trentino. La prima notizia a riguardo l'ho letta su un Meridiani Montagne (Lagorai-Cima d'Asta) e mi sonoincuriosito. Ma in rete ho trovato la risposta di un utente che è già perfetta di suo e quindi non posso far altro che riportarla qui sotto:

 it.answers.yahoo.com
Dalla risposta si evince come:
Il codice infatti richiede espressamente che non si possa circolare se il sentiero è più piccolo della bici messa di traverso. La questione è che quando si presenta un sentiero in pendenza oltre il 20% bisogna trasportare la bici a mano.

Leggiamo anche su sport.infotrentino.com :
La norma generale, contenuta nella legge provinciale n.8/93 e nella deliberazione attuativa G.P. n. 1235 dd. 16 maggio 2008, prevede che la pratica della MTB sia ammessa sui sentieri solo quando questi abbiano le seguenti caratteristiche:
1. larghezza pari o superiore al “passo” della bicicletta calcolato da mozzo anteriore a mozzo posteriore.
2. pendenza pari od inferiore al 20%


Su sentieri che non hanno queste caratteristiche è vietato circolare in sella; su tali percorsi bisogna procedere “bicicletta a mano”.

...la disciplina provinciale dà spazio a molti fraintendimenti e dubbi perché utilizza criteri che, nella realtà, non sono validi per nessun sentiero.
Sappiamo tutti, infatti, che esistono percorsi i quali, pur non avendo queste caratteristiche, sono fattibilissimi in mtb senza creare nessun pericolo! Mentre ce ne sono altri dove le mtb sono assolutamente inopportune pur essendo quasi delle strade!

Meno ambigua, invece, è l’apprezzabile iniziativa attraverso cui la Provincia di Trento (forse per ovviare ai fraintendimenti generati dalla normativa) ha gradualmente iniziato a segnalare, con apposite tabelle, i sentieri su cui è possibile circolare in sella alla MTB.
Quindi in modo inequivocabile, a prescindere dalle caratteristiche larghezza e pendenza, sui sentieri che presentano la segnaletica riportata sotto è consentito utilizzare la mtb.



Ai ciclisti intelligenti non serve ricordare che esistono sentieri dove la presenza dei biker è palesemente inopportuna, se non potenzialmente pericolosa, mentre ce ne sono altri che devono la loro esistenza solo grazie al passaggio dei biker; sentieri che altrimenti sarebbero stati completamente abbandonati, perché caduti in totale disuso.

Ora...su meridiani sollevavano il dubbio che può venire in mente a chiunque: nei tratti in cui non si può andare in bici, almeno si può portare la bici a mano?  A quanto pare SI!

Il tema è stato trattato anche in diversi forum e siti...tra i quali:
www.mtb-forum.it
www.mountainblog.it

Direi che si può concludere dicendo:
...Appunto per la mancanza di una codificazione chiara e coerente si pregano tutti i biker ad adottare il massimo della cautela e a tenere un comportamento particolarmente tollerante, elastico e “comprensivo” nell’affrontare sentieri la cui ciclabilità è dubbia.
Si auspica, d’altra parte, che altrettanta disponibilità ed elasticità sia dimostrata dagli addetti al controllo di tali prescrizioni.
(ancora sport.infotrentino)

JMBReRe

venerdì 27 aprile 2012

Argilliamoci

Durante queste settimane di parziale inattività meglio approfittarne per una manutenzione delle parti a rischio. Leggasi ginocchia nel mio caso! Ed è per questo che faccio alcuni impacchi di argilla verde.
 La mia esperienza a riguardo dvo dire che è positiva: non so se si tratta di un effetto placebo o dellareale capacità che ha l'argilla di attirare liquidi e spegnere infimmazioni.
Ho trovato qualcuno che ne parla qui:
www.mednat.org
www.macrolibrarsi.it
Non ho niente di particolare da suggerire se non qualche accorgimento. Se non è necessario coprirla allora la sia può lasciare all'aria e si asciugherà in fretta. Infatti si consiglia di usarla per mezz'ora- due ore. Se per esempio la si vuole applicare la notte mentre si dorme allora potrà capitare che dovendo essere coperta essa ci metterà di più ad asciugarsi. Secondo me è importante usare qualcosa che la lasci respirare un po'. Il top l'ho raggiunto con una benda a maglie un po' larghette oppure con una pezza poi chiusa con una garza. Alcuni applicano la pellicola tipo cellofan ma secondo me non va molto bene perché non respira :-(
La cosa bella è che l'argilla tipicamente resta più umida sulla zona infiammata e quindi è anche utile per una localizzazione della zona sotto stress...
Ecco tutto...poi una lavata e via, direi che ne sento i benefici.Io personalmente uso la GEO già pronta all'uso e perciò non c'è la polvere da diluire in acqua e quindi è ancora più comoda.
Insomma: un rimedio naturale, povero ma di grande efficacia. A me l'hanno regalata ma la confezione rimanda a questo sito:
http://www.erboristeriamagentina.it/
Loro mi pare si tirino mille teghe sul fatto che l'argilla accumula energia e questo e quello...a me sembra che funzioni e perciò vado avanti...almeno fino alla fine del tubetto regalato :-)
Se qualcuno ne sa qualcosa di più, se a qualcuno pare che non funzioni o qualcuno SA la chimica e il perché funziona o non funziona, mi piacerebbe che me lo facesse sapere!!
 <-- Tra poco diventerò così....!

Forse la settimana prossima la bici ricomincerà alla grande...nel frattempo domani si va di nuovo a caccia di neve! Yahoo...
JMBReRe

lunedì 12 marzo 2012

Settimana 5-11 Mar + Digiuno?

Vuoi una salute di ferro?
Impara l'arte del digiuno

MILANO, 2 marzo 2012

Le ultime ricerche nel campo dell'alimentazione confermano che con un taglio attenuato e programmato delle calorie, il fisico mantiene una condizione di attività che preserva dal fisiologico declino che sopraggiunge con l'età

Secondo una ricerca del National Institute on Aging di Baltimora un digiuno attenuato e programmato, che preveda un taglio di 500 calorie due giorni su sette, non solo ci farebbe dimagrire in modo sano, ma proteggerebbe anche il nostro cervello dalle malattie neurodegenerative, tipo Alzheimer e morbo di Parkinson. Il calo energetico che il cervello subisce con queste pause alimentari calibrate lo costringerebbe a vivere in una costante situazione di allerta finalizzata a riuscire ad attingere ‘intelligentemente’ alle varie scorte che l’organismo mette a disposizione nei momenti di carestia. Un dinamismo che, secondo gli scienziati statunitensi, contribuirebbe a mantenere il centro di comando del nostro corpo sempre in attività e lontano dal fisiologico declino cognitivo che, immancabilmente, sopraggiunge con l’avanzare dell’età. 
No ad oltranza Per evitare conseguenze pressoché disastrose è bene non superare mai per eccesso di zelo i due giorni di limitazione calorica settimanali. Il nostro corpo, infatti, per continuare a fare ciò che ha sempre fatto, ovvero pensare, respirare, digerire, camminare ecc. ha bisogno dell’energia ricavata dai cibi, specie dai glucidi come pasta, zuccheri, pane, e se non li ha a disposizione provvede in modo cannibalistico a mangiare se stesso, partendo non certo dai grassi come vorremmo, ma dalle proteine, ovvero dai muscoli (un lungo digiuno può ridurre infatti la massa muscolare anche del 50%). E’ stato inoltre dimostrato che con la mancanza di cibo totale si bruciamo solo due etti di grasso al giorno. Davvero pochi se si pensa che il tessuto adiposo in una persona di media costituzione e tonica si aggira intorno ai 18 Kg. Non solo, ma anche i sacrifici fatti risulterebbero in breve tempo vani in quanto i chili che si riprendono una volta che si ricomincia a nutrirsi regolarmente si ripresenterebbero quasi integralmente sotto forma di grasso. Ma non è tutto, il metabolismo a causa della minore quantità di massa muscolare si abbassa (in casi estremi sino al 40%), e di conseguenza per bruciare lo stesso numero di calorie sarebbero necessari molto più tempo e un impegno fisico decisamente superiore.
Allenamento a digiuno Svegliarsi al nascere del sole, giusto il tempo di lavarsi e denti e poi via di corsa o in bicicletta senza neanche fare un salto in cucina o al bar per farsi almeno un cappuccio e brioche. Secondo alcuni studiosi questo sarebbe il modo migliore per bruciare grassi e quindi perdere peso. Ma le cose stanno davvero così? Sul bruciare maggiormente i grassi quando si è a digiuno la scienza è perfettamente d’accordo, sul fatto che effettivamente questa strategia sia la migliore per eliminare i chili in eccesso il dibattito è tuttora molto aperto. Vediamo insieme le differenti posizioni. I ricercatori canadesi della University of Ottawa in un loro esperimento hanno coinvolto due gruppi di volontari. A tutti, indistintamente, è stato chiesto di correre di prima mattina su un tapis roulant, fino ad arrivare a consumare 400 calorie. Un’unica differenza: un gruppo doveva farlo a digiuno, l’altro dopo aver fatto colazione. Ebbene, gli appartenenti al primo gruppo hanno bruciato il 58% di grassi in più rispetto agli altri, che tuttavia si ritrovavano ad avere molta più energia da impiegare per continuare eventualmente la corsa, potendo di conseguenza smaltire una quantità di calorie superiore. Ancora più convincente, in quanto più completo, lo studio della Kansas State University, pubblicato su Medicine and Science in Sports and Exercise. I ricercatori dopo avere valutato lo scambio dei gas della respirazione, il dispendio calorico e il metabolismo dei carboidrati e degli acidi grassi hanno rilevato che di mattina, dopo un digiuno notturno di 12 ore, la quantità di grasso bruciata durante l'allenamento aerobico ammontava al 67% del dispendio energetico totale. Un valore decisamente più alto del dispendio del 50% raggiunto quando i soggetti effettuavano i medesimi esercizi in serata o dopo avere mangiato.
 
Cannibalismo muscolare Nonostante gli indiscutibili risultati ottenuti nei vari studi, la stragrandemaggioranza degli scienziati continua a negare l’efficacia della maggiore ossidazione dei grassi quando si è a digiuno ai fini del dimagrimento protratto nel tempo, evidenziando tra l’altro le numerose controindicazioni. I motivi? Partiamo dall’inizio. Al risveglio, quando ancora non abbiamo ingerito alcun alimento, le scorte glicogene e la glicemia sono più bassi rispetto ad altri momenti della giornata. Quindi, nel momento in cui con l’esercizio fisico abbiamo bisogno di combustibile l’organismo tenderà a rivolgersi  ai grassi. Allenarsi a digiuno è quindi utile, ma il rischio che il corpo non riuscendo a trovare zuccheri vada a cercarsi energia nelle proteine è altissimo, un’evenienza che altro non è che quel cannibalismo, scientificamente definito catabolismo muscolare, di cui parlavamo prima. In pratica l’organismo non trovando carboidrati li sostituisce con le proteine e brucia i suoi muscoli. 
Il corpo è intelligente Altri scienziati, come ad esempioLyle McDonald, autore del noto ‘The Ketogenic Diet’, ritengono che il nostro organismo sia troppo intelligente per farsi prendere in giro. Non fa caso a quando e cosa si brucia, il suo unico obiettivo è far tornare i conti a fine giornata. E lo fa compensando nell’arco delle 24 ore. Così se si sono consumati in prima mattinata maggiormente i grassi, nell’arco della giornata si bruceranno più glucidi. In pratica il risultato finale è identico.
Consigli Per evitare che si instauri il catabolismo muscolare con conseguente perdita della muscolatura l’importante è non strafare.  Quindi, non protrarre l’allenamento mattutino oltre i 30-40 minuti e tenere una media intensità di sforzo. Bere un paio di caffè o tè prima dell'allenamento a digiuno, sembra possa esaltare l'azione lipolitica. Se la finalità è il dimagrimento con il mantenimento della massa muscolare l’ideale sarebbe in altri momenti della giornata eseguire degli esercizi di forza con i pesi: pochissime ripetizioni con carichi elevati. Attenzione alle crisi ipoglicemiche. Se improvvisamente avvertite una sensazione di fame, cominciate a sudare freddo o sopravvengono vertigini e tremori fermatevi immediatamente e assumete piccole quantità di zuccheri. Cercate di avere il giusto apporto nutrizionale nel resto della giornata, evitando assolutamente di saltare i pasti.

Beh, che dire...per me alzarsi la mattina e allenarmi prima di colazione è ultra difficile...preferisco la sera tardi! Preferirei spararmi in una gamba...Inoltre quoto e per ora la mia opinione sta con la teoria dell' "organismo intelligente" sopraccitata....inoltre non appoggio la teoria che suggerisce di saltare i pasti..oppure di variare l'alimentazione solo per alcuni pasti della settimana, rompendo l'abitudine e scombussolando l'organismo. Secondo me il corpo e il suo sistema cambia registro solo in caso di abitudini imposte, non di variazioni brusche o saltuarie. Sono dell'idea che l'organismo si voglia preservare e quindi le cose da fare sono due: o lo si abitua alla scarsità nell'apporto di grassi oppure, se gliene vengono forniti con discontinuità, ogni volta che li ha a disposizione lui li conserverà gelosamente per non rischiare di restare senza! Inutile in altre parole stare indietro tutta settimana per poi sfondarsi nel week end. Inutile saltare un pasto a mezzogiorno e la sera compensare. Più pasti, di minor quantità, dico io... Poi boh, ognuno fa quel cavolo che gli pare!

NB: non confondere "allenamento a digiuno" con "allenamento in assenza di glicogeno" o altre storie del genere....


Volevo anche mettere qualche discussione trovata in giro sui forum o su siti generici:
Beh va beh...allora per oggi basta chiacchere! Altre provocazioni lanciate, in attesa di accumulare l'esperienza necessaria per esaurire le domande! Probabilmente non si avranno mai le risposte...chissà...

Buona settimana a tutti e buoni allenamenti!!

JMBReRe

lunedì 5 marzo 2012

Settimana 27 Feb - 04 Mar + Doccia fredda?

In breve la settimana si riassume così stavolta:
  • Corsa: 3 all: 1 Mar da 10, 1 Gio da 6, 1 Dom da 12
  • Bici da corsa: finalmente un bel sesantino in scioltezza
  • Arrampicata 1
  • Boulder 2
NB: trave sospesa per le troppe uscite all'esterno.

Trend del giorno: chi fà una doccia fredda dopo un allenamento impegnativo recupera prima le forze? Ho cercato info per saperne di più a riguardo. 
 L'idroterapia è un termine che indica sistemi di cura basati sull'acqua, anche se il successo della terapia non è necessariamente dovuto all'acqua in sé, ma ai risultati ottenibili mediante l'applicazione sul corpo umano di stimoli termici, chimici, meccanici.
 Ora concentrandosi sugli stimoli termici:
L'acqua possiede, una serie di proprietà chimico-fisiche (coefficiente di scambio termico molto maggiore dell'aria, capacità di assorbire il calore, eccetera) che ne fanno lo strumento più efficace all'applicazione di stimoli termici (questa è una delle ragioni per cui lo stimolo umido è più intenso di quello asciutto). Da wikipedia ...

L'idea quindi c'è... Mi sono chiesto se prima della solita doccia calda non si potesse usare l'acqua fredda e dirigere il getto sulle gambe. Mi è venuto in mente perché da me l'acqua calda ci mette un sacco ad arrivare e nell'attesa potevo sfruttare quel minuto di acqua fredda. Ma chi avesse l'acqua calda istantanea può sempre far uscire acqua fredda, ad ogni modo. Quindi perché no: getti di acqua fredda sulle gambe a fine allenamento, poi doccia calda e poi magari altri getti di acqua fredda. Non costa nulla e secondo me ha i suoi vantaggi. C'è chi lo fa per una sorta di stretching dei vasi sanguigni, oppure per prevenire traumi come se si trattasse dell'azione del ghiaccio sfiammatore. Ho trovato dibattiti a riguardo su www.runningforum.it e su  www.bdc-forum.it . Poi sul sito di Sportler tagliano corto dicendo praticamente che il trattamento ha solo vantaggi (senza citare nulla):
Chi fà la doccia calda dopo gli allenamenti impiega più tempo a rimettersi in forze.
Questo quantomeno è quanto viene raccomandato da uno studio australiano. Dopo un allenamento impegnativo chi fà la doccia fredda o quantomeno alterna acqua calda e fredda recupera più velocemente. Questo è stato scoperto dagli scienziati australiani dell'Australian Institute of Sport che si occupano a tutto tondo di sport e di quanto a questo è connesso. In una serie di test della durata di più di cinque giorni svolti durante gli allenamenti, al termine degli esercizi i ciclisti dovevano fare docce a temperature alternate che andavano dai 15 ai 38 gradi Celsius. Tutto questo ad intervalli di 14 minuti. Dopo ogni doccia veniva misurata la capacità di rendimento. La potenzialità sportiva aumentava dopo la doccia fredda, mentre diminuiva dopo quella calda. Docce a temperature alternate producevano quasi lo stesso effetto di aumento del rendimento.
La conclusione del ricercatore: chi
fà una doccia fredda dopo un allenamento impegnativo recupera prima le forze. Lo sapevamo da sempre: veri sportivi non fanno la doccia calda.
www.sportler.com 

Va beh... e ancora, NikeRunning:


"The idea of hopping into a freezing tub after a cold run may seem bone-chilling but trust us, you’ll be glad you did. Ice baths fight inflammation and push oxygen-rich blood to your ravaged muscle tissue, speeding up recovery - so get those ice cubes ready."

Beh, la provocazione è stata lanciata...ora sta ad ognuno capire se il trattamento è salutare e aiuta oppure no. Sono cavolacci amari se qualcuno volesse provare il trattamento dopo aver fatto allenamento di trave: per carità bagnare le braccia con acqua fredda ancora ancora, ma schiena e petto? Mi vien male solo a pensarci! Per ora teniamo allora valido il metodo per gambe (dall'anca in giù) e per le braccia. In attesa che qualcuno mi dica se funziona anche per petto e schiena (io non ci provo) :-) ....eh eh...

Buona settimana
JMBReRe


martedì 14 febbraio 2012

Settimana 6-12 Feb e corsa al freddo

 Allora la settimana ha detto:
  • Corsa: 4 all. (Mer 9, Gio 7, Sab 7, Dom 9)
  • Trave 1 All, solo lunedì...Giovedì ero cotto stracotto che ne ho fatto mezzo e poi sono caduto come un salame su uno degli esercizi più facili e ho deciso di gettare la spugna... :-(
  • Boulder 1 uscita
 Ieri corsa di 14 sulle colline innevate. Questo mi ha dato lo spunto per la discussione sulla corsa al freddo (più o meno freddo insomma, diciamo sottozero...).
Ho tratto dei bei spunti su www.benessere.com/ e quindi ora li incollo un po' perché mi torna quello di cui si scrive. Qui diversi punti:
1) La corsa è uno sport che può essere praticato anche in condizioni climatiche difficili o estreme. Si corre nel deserto con temperature elevate, si corre fra i ghiacci del polo nord o del polo sud. [...]
2) Quando si corre in condizioni di freddo anche non estremo, talvolta, si ha l'impressione che "i polmoni si congelino".  I fisiologi Fox, Bowers e Boss riportano studi di Moritz e Weiser, che dimostrano come il pericolo di congelamento dei polmoni sia in pratica impossibile. L'aria viene infatti "condizionata" durante il suo tragitto verso i polmoni, nelle vie aeree superiori. L'aria fredda che entra nell'organismo attraverso la respirazione, è riscaldata fino a raggiungere valori solo del 2-3% inferiori rispetto a alla temperatura corporea. Tale riscaldamento avviene appena l'aria inspirata ha raggiunto la profondità di 9 cm dentro la cavità nasale, non solo, ma l'aria riceve dalle vie respiratorie anche vapore acqueo. Quando si espira, parte del calore e dell'umidità è rilasciata alla mucosa che ricopre le vie respiratorie.  Questo è il motivo per cui durante allenamenti o gare prolungate eseguite in ambiente freddo si può andare incontro ad irritazione della gola.[...]
3) Un leggero strato di grasso sottocutaneo consente di sopportare meglio le basse temperature. I corridori in genere tendono, giustamente, ad essere più magri possibile.  Chi vorrà partecipare ad una gara sul ghiaccio sarà bene che si presenti in leggerissimo sovrappeso. Troppo grasso creerebbe altri problemi, in relazione alla corsa, un piccolissimo strato di grasso proteggerà gli organi interni. [...]
4) Uno dei maggiori pericoli può essere costituito da tenersi addosso indumenti bagnati di sudore. La testa dovrà essere coperta da un cappellino di lana da togliersi qualora non se n'avverta più il bisogno.
Le orecchie:
capitano anche in Italia quelle giornate rigide in cui sembra che le orecchie si spezzino; il cappello deve quindi coprire anche le orecchie, oppure si può indossare un cappellino ed un para-orecchie. 
Il tronco
dovrà essere coperto con una maglia a maniche corte, termica, ed una felpa o maglia a maniche lunghe piuttosto pesante, sempre termica.Se fa veramente molto freddo e spira molto vento, sopra potrà essere indossata una giacca sempre in materiale con le caratteristiche sopradescritte.Con il passare dei chilometri, se non tira vento, la giacca potrà essere tolta e legata in vita.
Le gambe
saranno coperte da una calzamaglia lunga, sempre in materiale termico.
I piedi
saranno invece coperti con un bel paio di calzini piuttosto spessi. Sono da preferire i calzini lunghi in modo da tenere coperti i polpacci. Prima di mettersi i calzini si consiglia di preparare il piede con dei balsami che garantiscano una buona circolazione del sangue.
Le mani
dovranno essere coperte con guanti leggeri da togliere in caso di caldo eccessivo. Situazione che difficilmente avverrà se correrete ai poli Nord o Sud. Chi corre più veloce potrà coprirsi meno, specialmente in gara.
Durante quest'ultima, una maglia termica a mezze maniche con sopra una a maniche lunghe ed un paio di bermuda saranno più che sufficienti. I calzini dovranno allora necessariamente coprire il polpaccio. La canottiera sociale sarà l'ultimo indumento da indossare ed avrà scopo più decorativo che protettivo. Chi invece corre ad andatura più lenta, anche in gara, dovrà stare coperto come indicato in precedenza.

5) Il freddo è consigliabile non affrontarlo subito correndo, è molto utile riscaldarsi prima in ambiente temperato. È  preferibile eseguire esercizi di mobilizzazione generale, un po' di corsetta sul posto ed anche qualche esercizio di stretching prima di affrontare la corsa in ambiente freddo. Alla fine della corsa è saggio andare subito al caldo. 
Suggerimenti vari
Pensando a quanti si allenano di notte e poi si fermano a fare stretching prima di salire in macchina, a costoro va detto di non restare a prendere del freddo inutilmente, ma di andare, prima possibile, in un luogo asciutto, cambiarsi e dopo fare stretching. 
Quando è freddo è sconsigliabile eseguire allenamenti con accelerazioni e rallentamenti
.

Ok...ora tocca a me...niente da segnalare di particolare. Sebbene le temperature alle quali io abbia corso mi sembrano le più disparate missà che il mio range non è il più ampio possibile...correndo con al massimo 35 gradi e minimo -5 gradi non si abbracciano le temperature estreme e quindi sono sempre rimasto nella normalità. Riguardo all'abbigliamento, senza cascare nell'ovvio, vorrei parlare di scaldacollo e scarpe chiodate.
Ho letto in un blog di un tipo che ha chiodato le scarpe da corsa e le ha rese ottime per le corse su neve battuta. Nel blog scriveva: "ho inserito delle viti autofilettanti con una rondellina antivibrazione per fare spessore nella suola, un pò il vecchio principio delle gomme chiodate delle auto. Di certo non risolvono il problema ma aiutano in certe condizioni di neve pestata." !!! lagrandecorsadifranchino.blogspot.com
Non sono riuscito a trovare il post in cui spiegava bene come fare operativamente a chiodare le scarpe. Dal web leggo: "Le gomme chiodate si possono comprare direttamente chiodate, oppure comprare dei chiodi artiglianti multiuso amovibili, che si possono applicare a qualsiasi pneumatico (auto, moto, ecc.), applicandoli tra le lamelle, tra i tasselli o sul tassello stesso del battistrada." boh.....chissà, forse auto, moto, scarpe da corsa....
Ecco, forse uno di questi...
Però ovviamente bisogna proteggere secondo me la pianta del piede dalla testa filettata e quindi serve un sottopiede buono, se non rinforzato (che dipende dallo spessore della suola e dipende se la vite è passante o no...).
Si dovrebbe dire che approfondendo la ricerca si comincia a sforare nel mondo del trail...e qui è tutta un'altra storia. Basta vedere un sito come www.on-ice.it . Quindi direi che per me va benissimo una soluzione artigianale, anche solo per divertirsi ed ingegnarsi :-) Vedremo, anche perché non siamo in Russia, e dubito che la neve duri per mesi qui...quindi non so quanto ne valga la pena.
Quasi dimenticavo lo scaldacollo, per me fondamentale! Io personalmente lo uso molto per i recuperi, magari dopo uno sprint o dopo una salita, quando mi tocca respirare a pieni polmoni con naso e bocca insieme, magari per pochi respiri ma buoni infilo bocca e naso dentro lo scaldacollo e cerco di far arrivare aria preriscaldata all'interno delle vie respiratorie....comodo, economico, versatile, leggero...funziona? Non funziona? boh...io so che mi trovo bene e che la corsa e lo scaldacollo secondo me mi stanno salvando da parecchi malanni di stagione...sopra ho incollato la sezione in cui si diceva che l'aria arriva comunque riscaldata e i polmoni mai si ghiacceranno! Si ok, ma allora possiamo vedere le vie respiratorie come i tubi di uno scambiatore di calore e dire che se l'aria dentro arriva più fredda magari non danneggia i polmoni ma magari tende a raffreddare il corpo, che di conseguenza deve usare energie per mantenere la temperatura!

Beh....queste sono le mie opinioni...ognuno può fare ciò che gli pare....run and let run....

JMBReRe

sabato 11 febbraio 2012

Lo scoiattolo di Walden

Perciò in questi giorni di copiose nevicate (ovunque tranne che qui) si può godere di un clima adattissimo a riflessione e letture. Brutte notizie dal fronte spalla sinistra, con riposo forzato dall'amata trave, ancora una volta! Forse è giunto il momento di cambiare esercizi e di puntare su altri tipi di sforzi! Ormai le dita dovrebbero essere pronte e perciò si potrebbe iniziare a lavorare di tacchette. Inoltre con un'uscita boulder il martedì sera, l'allenamento del lunedì non è proprio la cosa più furba che si possa fare :-/ 
Nota positiva invece: ritorno del Garmin! Insieme giovedì sera abbiamo ripercorso il classico circuito dei 7! Per il resto -> riposo preventivo...fa nulla...ma se aggiungiamo alla lista degli eventi papabili anche la Milano City Marathon? milanocitymarathon ??? 
E attenzione...cosa dirne della Dolomiti SkyRace del 22 luglio 2012? 
Dai... intanto pensa che ti pensa e tra cartine, relazioni di vie, libri e racconti di viaggi tutto continua a scorrere anche se non l'abbiamo chiesto! 

Come promesso incollo il racconto tratto da Walden (sempre lui) che parla appunto di uno scoiattolo e ne descrive i movimenti come non ho mai letto fare prima (se si può dire).....

"Di solito, lo scoiattolo rosso (SCIARUS HUDSONIUS) mi svegliava all'alba, correndo sul tetto e su e giù per le pareti della casa,quasi fosse stato mandato fuori dei boschi a questo scopo. Durante l'inverno gettai sulla crosta della neve, presso la mia porta, mezzo staio di pannocchie di grano dolce che non s'erano maturate, e mi divertii così a spiare i movimenti dei vari animali che neerano attratti. Al crepuscolo, o di notte, venivano regolarmente iconigli, per farvi un pasto sostanzioso. Per tutto il giorno gliscoiattoli rossi, andavano e venivano, divertendomi con le loromanovre. Uno si avvicinava, dapprima cautamente, attraverso gliarbusti di quercia, correndo sopra la crosta della neve, a scattie a colpi, come una foglia spinta dal vento, facendo, con meravigliosa rapidità e spreco d'energia, qualche passo da questa parte, affrettandosi incredibilmente, con le sue zampe, come per una scommessa, e poi faceva altrettanti passi nell'altra direzione, e tuttavia senza fare mai più di mezza pertica per salto; quindi, con espressione comica e una capriola gratuita, si fermava, come se gli occhi dell'universo fossero fissi su di lui, giacché tutti i movimenti d'uno scoiattolo, anche nei più solitari recessi della foresta, suppongono spettatori, come i movimenti d'una ballerina (infatti non ne vidi mai nessuno che camminasse); poi, improvvisamente, prima che si potesse dire "opla", era già sulla sommità di un pino, caricandosi l'orologio, e rimproverando tutti gli spettatori immaginari, recitando un soliloquio e parlando a tutto l'universo contemporaneamente - per nessuna ragione che io mai potessi scoprire o della quale esso fosse conscio, credo. Alla fine arrivava al grano e, scegliendo una bella pannocchia, saltellava nello stesso incerto modo trigonometrico sullo stecco più alto della mia catasta, davanti alla finestra, da dove mi guardava; stava là per delle ore, di tanto in tanto rifornendosi di nuove pannocchie, che prima rosicchiava vorace e che poi gettava in giro, quasi spoglie, finché poi si faceva ancora più delicato e giocava con il suo cibo assaggiando solo la parte interna dei chicchi, e la pannocchia che, con una zampa, teneva in equilibrio sullo stecco, scivolava alla sua stretta trascurata e cadeva al suolo. Allora la guardava con una comica espressione d'incertezza, quasi la sospettasse dotata di vita, non sapendo se raccoglierla o doverne prendere un'altra, o andarsene; ora pensando al frumento, ora tendendo l'orecchio per sentire la voce del vento. Così il piccolo impudente sciupava molte pannocchie in un solo pomeriggio; finché, alla fine, afferratane una più lunga e rotonda e notevolmente più grande di lui, e tenendola abilmente in equilibrio, fuggiva con essa nei boschi, simile a una tigre con un bufalo, con la stessa corsa a zigzag e le stesse pause frequenti, graffiandosi, con essa, come se fosse troppo pesante per lui, cadendo ogni istante, diagonalmente, ma deciso a ogni costo a portare l'impresa acompimento; era un compagno singolare ed estroso; così, con la pannocchia, si trascinava dove viveva, forse anche sulla vetta di un pino a quaranta o cinquanta pertiche. Più tardi, io trovavo le pannocchie sparse nel bosco, in varie direzioni."

Beh....senza parole!
Ciao


JMBReRe

mercoledì 8 febbraio 2012

Ruled by Secrecy


Ruled by Secrecy è il titolo di questo clip ed è ovviamente tratto dall'omonimo brano dei Muse.
Mi fa venire in mente lo scoiattolo rosso di Walden, di cui avrò cura di parlare il prima possibile.

Il filmato è relativo ad una mini uscita in cerca di scatti fotografici vincenti, con i colori giusti del tramonto nella tavolozza, in attesa della luna...

JMBReRe

venerdì 13 gennaio 2012

Lo spaccone

"[]...
Come può essere bella qualunque cosa...
Qualunque cosa può essere bella, nessuna esclusa.
Spaccar pietre può essere bello, se è ben fatto...
Quando sai quello che fai e perché... e viene come vuoi tu.
E quando succede a me è una cosa fantastica.
Mi sento come può sentirsi un fantino sul suo cavallo con quella carica di energia stretta fra le ginocchia.
Entra sulla dirittura, lo stringono tutti e lui sa, lo sente, quando lasciarlo andare e quanto...
Perché tutto risponde bene, ha la bestia sulla punta delle dita.
Ragazzi è una cosa fantastica, è qualcosa di grande, quando sei bravo e lo sai che sei bravo..."

Facciamo gli spacconi dai... :-) però ho sentito un po' questo mentre correvo l'altra sera...erano le 10 ma non mi importava: l'asfalto del circuito da 7km scorreva veloce sotto i piedi e in giro non c'era anima viva. Mi si sono sciolte le gambe e giravano da sole...a volte succede, non so perché e, come detto, è una cosa fantastica. Non sarò bravo a correre ma mi sono sentito bravo, e questo conta più di qualsiasi altro giudizio esterno.

PS: Ho avuto il piacere di vedere le foto di uno dei cani sciolti perso per una settimana in mezzo al Selvaggio Blu in Sardegna. Totale autonomia e rispetto dell'ambiente: complimenti!
Ecco una delle tante immagini! Grande!


Buon allenamento a tutti!
JMBReRe