«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

sabato 11 febbraio 2012

Lo scoiattolo di Walden

Perciò in questi giorni di copiose nevicate (ovunque tranne che qui) si può godere di un clima adattissimo a riflessione e letture. Brutte notizie dal fronte spalla sinistra, con riposo forzato dall'amata trave, ancora una volta! Forse è giunto il momento di cambiare esercizi e di puntare su altri tipi di sforzi! Ormai le dita dovrebbero essere pronte e perciò si potrebbe iniziare a lavorare di tacchette. Inoltre con un'uscita boulder il martedì sera, l'allenamento del lunedì non è proprio la cosa più furba che si possa fare :-/ 
Nota positiva invece: ritorno del Garmin! Insieme giovedì sera abbiamo ripercorso il classico circuito dei 7! Per il resto -> riposo preventivo...fa nulla...ma se aggiungiamo alla lista degli eventi papabili anche la Milano City Marathon? milanocitymarathon ??? 
E attenzione...cosa dirne della Dolomiti SkyRace del 22 luglio 2012? 
Dai... intanto pensa che ti pensa e tra cartine, relazioni di vie, libri e racconti di viaggi tutto continua a scorrere anche se non l'abbiamo chiesto! 

Come promesso incollo il racconto tratto da Walden (sempre lui) che parla appunto di uno scoiattolo e ne descrive i movimenti come non ho mai letto fare prima (se si può dire).....

"Di solito, lo scoiattolo rosso (SCIARUS HUDSONIUS) mi svegliava all'alba, correndo sul tetto e su e giù per le pareti della casa,quasi fosse stato mandato fuori dei boschi a questo scopo. Durante l'inverno gettai sulla crosta della neve, presso la mia porta, mezzo staio di pannocchie di grano dolce che non s'erano maturate, e mi divertii così a spiare i movimenti dei vari animali che neerano attratti. Al crepuscolo, o di notte, venivano regolarmente iconigli, per farvi un pasto sostanzioso. Per tutto il giorno gliscoiattoli rossi, andavano e venivano, divertendomi con le loromanovre. Uno si avvicinava, dapprima cautamente, attraverso gliarbusti di quercia, correndo sopra la crosta della neve, a scattie a colpi, come una foglia spinta dal vento, facendo, con meravigliosa rapidità e spreco d'energia, qualche passo da questa parte, affrettandosi incredibilmente, con le sue zampe, come per una scommessa, e poi faceva altrettanti passi nell'altra direzione, e tuttavia senza fare mai più di mezza pertica per salto; quindi, con espressione comica e una capriola gratuita, si fermava, come se gli occhi dell'universo fossero fissi su di lui, giacché tutti i movimenti d'uno scoiattolo, anche nei più solitari recessi della foresta, suppongono spettatori, come i movimenti d'una ballerina (infatti non ne vidi mai nessuno che camminasse); poi, improvvisamente, prima che si potesse dire "opla", era già sulla sommità di un pino, caricandosi l'orologio, e rimproverando tutti gli spettatori immaginari, recitando un soliloquio e parlando a tutto l'universo contemporaneamente - per nessuna ragione che io mai potessi scoprire o della quale esso fosse conscio, credo. Alla fine arrivava al grano e, scegliendo una bella pannocchia, saltellava nello stesso incerto modo trigonometrico sullo stecco più alto della mia catasta, davanti alla finestra, da dove mi guardava; stava là per delle ore, di tanto in tanto rifornendosi di nuove pannocchie, che prima rosicchiava vorace e che poi gettava in giro, quasi spoglie, finché poi si faceva ancora più delicato e giocava con il suo cibo assaggiando solo la parte interna dei chicchi, e la pannocchia che, con una zampa, teneva in equilibrio sullo stecco, scivolava alla sua stretta trascurata e cadeva al suolo. Allora la guardava con una comica espressione d'incertezza, quasi la sospettasse dotata di vita, non sapendo se raccoglierla o doverne prendere un'altra, o andarsene; ora pensando al frumento, ora tendendo l'orecchio per sentire la voce del vento. Così il piccolo impudente sciupava molte pannocchie in un solo pomeriggio; finché, alla fine, afferratane una più lunga e rotonda e notevolmente più grande di lui, e tenendola abilmente in equilibrio, fuggiva con essa nei boschi, simile a una tigre con un bufalo, con la stessa corsa a zigzag e le stesse pause frequenti, graffiandosi, con essa, come se fosse troppo pesante per lui, cadendo ogni istante, diagonalmente, ma deciso a ogni costo a portare l'impresa acompimento; era un compagno singolare ed estroso; così, con la pannocchia, si trascinava dove viveva, forse anche sulla vetta di un pino a quaranta o cinquanta pertiche. Più tardi, io trovavo le pannocchie sparse nel bosco, in varie direzioni."

Beh....senza parole!
Ciao


JMBReRe

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