La scuola dei pesci non è per nulla così semplice come molti credono. Alla scuola dei pesci i professori si dimenticano spesso quello che spiegano e gli alunni dimenticano ciò che studiano. Il fatto che i pesci non abbiano pensato ad un modo per scrivere per ricordarsi le cose mi fa pensare che di scrivere le cose per ricordarsele non ne hanno bisogno. Forse l'hanno fatto ma forse si sono dimenticati di averlo fatto. A che scopo imparare a scrivere se poi ci si dimentica come si fa a leggere?
Gli alunni si dimenticano spesso di andare a lezione e quando accade prendono delle note cattive,
ma poi il professore si dimentica chi fosse chi non c'era, e chi fosse chi c'era. Ma il dimenticamento progressivo, ciò che rende magica la mente dei pesci strani, mangia tutto ciò che precede il momento presente. Parlare è l'unico modo di srotolare il passato all'indietro dal momento presente. L'unico metodo per fermare il mangiaricordi e di salvare la sua mente e se stesso. Il disastro completo sarebbe dimenticare tutto e far avanzare l'oblio fino al momento presente. Capita a volte di dimenticarsi di se stesso medesimo.
La scuola dei pesci è un po' strana, io lo so, ve lo dico, una volta ci sono stato...
Ricordo, c'era una vasca piena d'acqua blu. Un vetro immenso e una scuola dei pesci.
Quella volta non c'erano mica tanti studenti a lezione (forse si erano dimenticati di andare). Il professore attaccò a parlare e a parlare, veramente senza sosta. [Per rendere bene quanto era borioso il suo monologo lo riporto così, senza andare mai a capo]. Ma il discorso era così lungo che il professore verso la fine cominciava già a dimenticare ciò che aveva detto all'inizio. Attaccò col suo blabla: -"Se qualcuno accettasse le premesse e decidesse di condiscendere ai processi logici facendomi un favore senza sentirsi imbarazzato, potrebbe capire il mio concetto di società moderna: i suoi tratti, le sue forze risultanti, i comportamenti conformi, le stesse idee convenzionali (convenienti). Tutto quello che da parte mia può essere detto e non detto a riguardo era in principio impossibile da presentare, poi qualcosa mi ha spinto a pensare che fosse almeno presentabile. Orbene alcune cose sono da chiarire: i miei concetti di romanticismo e poi esotismo, il mio concetto di illuminismo (di ragione, di mente o letteratura illuminata). Parto al rovescio. Io parlo di illuminista ogni processo in cui esercizi di logica applicata vengono svolti nel pensiero astratto per sbobinarlo (dipanare i fili) e giungere a conclusioni sensate. L'illuminismo usa e promuove l'uso della lente razionale, oggettiva, scientifica, per la descrizione di qualsiasi questione, e protrae l'utilizzo delle sequenze e delle forme logiche anche fino alle estreme conclusioni del ragionamento: ovvero la dichiarazione di incomprensibilita'. Questo, generando autocritica per il metodo adottato, ma riducendo le scelte per le elaborazioni successive e quindi aumentando la conoscenza. Ogni processo romantico dal canto suo, in punti arbitrari durante il processo di logico (anche all'inizio), decide di adottare la procedura dell'abbandono della lente ed e' cosi' che l'inesplorato e l'indiscusso trova vie totalmente nuove, soggettive, con sfumature indescrivibili da processi logici razionali, ma tuttavia alle estreme conseguenze di irrisolvibilita' ci si giunge!, e sono sempre vortici voluttuosi in cui il pensiero si annida e genera nuove idee, e compiacimento per se stesso, dimenticando la conclusione e inebetendosi, crogiolandosi beato nel calore della sensazione di poter avere la capacita' di arrivare a celebrare la vita inseguendo il tentativo di descrivere cio' che e' bello, infferrabile, effimero; ovvero cio' che ci guida. L'attrattiva verso uno stile piuttosto che l'altro, di un processo piuttosto che l'altro, di una via, di un indirizzo, non preclude la simultaneita' nei ragionamenti e neanche esclusione. La preferenza di un'idea rispetto ad un'altra e' del tutto personale e basata sulle nostre preferenze, attitudini. Nel processo di estrinsecazione del razionabile va da se che l'illuminista vede nel romantico una via semplice per poter tagliare corto e smettere di usare la ragione (che richiede conoscenza scientifica e nozionistica) per quindi appoggiarsi a sensazioni personali piu' facili da estrapolare perche' sempre relative e mai assolute, svolgendo tutti gli sforzi ad un esercizio di stile, ad un'irrorazione eccessiva dell'immaginazione, con conclusioni inapplicabili al mondo reale: l'aria illuminista non ha profumo e snobba chi sniffa l'aria ordunque. Va da se che il romantico vede nell'illuminista colui che sceglie di tagliare corto perche' incapace di introspezione e che perde la possibilita' di esplorare la condizione piu' profonda del genere umano perche' ogni suo processo logico di elaborazione e' vincolato, come detto, alle sue nozioni, che non sono mai totali ma in progressivo aumento con il progresso dell'umanita' in genere e con l'evoluzione della societa' (invero, la ricerca e' guidata dalle esigenze della societa'). Perciò propone soluzioni e conclusioni inarrivabili a livello logico-razionale che mostrano profondita' recondite e che imbalsamano l'aria in cui ruotano i pensieri. L'esotista e' una sottospecie di romantico....blablabla"-
Non potevo credere a quello che stavo ascoltando [a parte che era noiosissimo]. A quanto pare i pesci hanno molti pensieri che sono anche i nostri! Tolsi lo sguardo dall'acqua della vasca in cui c'era l'acqua blu della scuola dei pesci strani. Poi misi a fuoco la superficie vetrosa e poi misi a fuoco il riflesso della mia immagine. Nel vedermi riflessi su quanto segue: -"il moto dell'animo che privilegia la sfera mentale dell'esotista e' una specie di deriva: un incessante tendere all'altra riva che e' alimentato dal fervido apprezzamento -solitamente spirituale, sempre idealizzato (percio' effuso), a volte inconfessato (percio' torbido)-per qualcosa di non posseduto ma infinitamente desiderabile, come una vita piu' appassionata, che resta magico solamente nella sua assenza e che quindi esercita attrattiva solamente se rimane elusivo. Pensieri positivi di questo atteggiamento che porta ad affezionarsi al diverso, sono accompagnati da pensieri paralleli negativi che provocano un graduale disprezzo per la propria condizione, che viene svilita pessimisticamente e che e' criticata come troppo convenzionale. L'esotista per definizione e' percio' colui che non si sente appagato quando ottiene cio' che brama, ma colui che idoleggia perennemente cio' che non ha. Le convenzioni di cui si autodota l'esotista, in termini di gesti e gusti, sono fondamentalmente e irrimediabilmente periture, ne consegue che la felicita' e' dolce, effusa o torbida, malinconica, nostalgica: piena della poesia della distanza. Se accade che l'esotista ottiene cio' che vuole non passera' molto tempo prima di trovarsi scontento, e non perderebbe tempo per etichettare la sua nuova condizione come banale, corrotta, convenzionale o, semplicemente, demode'. Se l'esotista si trovasse felice nell'ottenere cio' che ha voluto, smetterebbe di essere esotista per definizione sicche', come detto, il moto del suo animo e' associato al insoddisfacimento della condizione di vita agognata. L'esotismo e' del tutto innato nella natura e nel genere umano e infatti, se ci si pensa, puo' essere associato all'idea di curiosita' mai estinta che ci spinge a indagare il mondo che ci circonda, ma secondo me l'associazione e' addirittura piu' innata e incontrollata. Se cogliamo il fiore che tanto ci piace, questo avra' smesso all'istante di
emanare la magia che ci ha spinto a coglierlo. L'amore per la natura e' fondamentalmente realizzato solamente nella contemplazione, e non prevede appropriazione. Il fiore e' solo uno degli esempi citabili, ma possiamo pensare anche all'orizzonte, semplicemente, o all'arcobaleno, al tramonto. Sono tutte cose che per definizione sono inafferrabili, perche' irraggiungibili per definizione. L'orizzonte e' un punto che possiamo guardare, ma a cui non possiamo andare. La nostra attrazione e' diretta per natura verso il bello, talvolta il selvaggio, l'inafferrabile, l'effimero ma, sfortunatamente, la societa' moderna non se ne fa niente di cio' di cui non ci si puo' appropriare, perche' non puo' essere venduto. Va da se che concorrono due differenti filoni concettuali (e non materiali) a sostegno del consumismo interessato e della liberta' fatta di vuoto tipica della nostra societa' sviluppata e moderna:
il primo e' che nella definizione di qualita' della vita si ha un punto in cui si dichiara esplicitamente che la qualita' della vita percepita e' legata a quanto ci si sente all'altezza degli individui che ci circondano; il secondo filone e' una progressiva scarsita' di definizione dell'individuo che necessita quindi di uno specchio che gli rimandi un'immagine di sé in cui riconoscersi. E' stato accertato che gli individui tendono a confrontarsi meno con coloro i quali hanno opinioni e abilita' e possibilita' divergenti, che li possono mettere in discussione soprattutto quando il proprio sé è così labile. "-
Non potevo credere a quello che stavo pensando. E quando il tutto si fece troppo complicato non riuscii più a trattenere l'attenzione sull'immagine riflessa. Così guardai più a fondo e finii per entrarmi dentro e mi sussurrai: -"Sai, nel secolo della televisione si preferisce rinunciare al confronto adagiandosi sul credere di dover desiderare ciò che i media ci fanno pensare di dover desiderare, o a ciò che pensiamo di doverci dotare. Questo e' ben noto!, basta guardare ai personaggi della pubblicita': non sono personaggi reali ma corrispondono a cio' che noi vorremmo essere (nella media ovviamente). Questo e' vero perlomeno per i media e per le indagini di mercato che, a giudicare dal livello raggiunto devo dire che possono essere accuratissime, visto che le aziende delle vendite si dotano di psicologi e sociologi in grado di analizzare e ricreare l'idea del mondo in cui vorremmo vivere. Percio' ecco creato quello che noi vorremmo essere e, a volte, a nostra insaputa. Va da se che un individuo che è ancora alla ricerca di se stesso allora e' facile che tenda a confrontarsi con i personaggi televisivi (NB: per il punto 1) e quindi desiderare cio' che manca per sentirsi alla loro altezza (NB: in base al punto 2). Se l'esotismo di cui siamo afflitti gia' di natura e' volto verso qualcosa di materiale, allora non smettiamo mai di comprare cio' che pensiamo ci serva (orbene, quello che ci hanno indotto a pensare che ci serva) per raggiungere la nostra presunta riva felice. Ma è quindi evidente che, e qui chiudo il mio ragionamento, visto che non paghiamo mai col denaro ma col il nostro tempo speso per guadagnarlo, buttiamo via un sacco di tempo per cose che non ci servono, o che ci dimentichiamo a cosa servono, o che non ci danno quello di cui realmente avremmo bisogno, o che addirittura sono quello che gli altri ci inducono a pensare ci debba servire. E quindi tra milioni di esotisti materiali, senza mai essere felici perche' sempre in debito di felicità, pensiamo di pagare domani morendo insolventi oggi."-
Mi sono svegliato e mi sono detto: -"non la farei così tragica"-.
Ero in un letto in un ostello di San Diego....c'era caldo e un ventilatore cigolava appeso al soffitto. L'aria polverosa era illuminata a strisce dal sole attraverso le finestre socchiuse.
Io vi dico....
Se ci volete provare a capirmi fate così:
Nel dormiveglia mischiate l'idea di un paio di scarpe nuove con la vostra idea di tramonto assoluto. Poi prendete la distanza nella vostra mente che c'è tra voi e l'ultimo vostro segreto. Riempitela di perché e poi di poiché. Poi odore di resina e cortecce ruvide. Suoni: il picchio sull'albero, tamburi del mondo primitivo, lo scroscio dell'acqua che sciacqua la pelliccia di un cervo che esce fradicio da un lago che non esiste. Lo so, senza che ve lo abbia detto ci avete aggiunto qualche albero. Perché ogni lago che non esiste, esige alberi. Esige blu e verde. Forse anche bianco: il bianco di una nuvola che passa.
Se lo dovreste scrivere sarebbe immagini pallide, immagini fosche, immagini indefinite. Sarebbe atmosfera onirica. Forse scrivereste di un viaggio nel nuovo mondo. La penna andrebbe da sola, ma vi dico, non lo fate. Perché per scrivere vi dovreste svegliare. Non tornate indietro per scrivere di una luna pallida che avete visto quando non c'eravate. Seguite i suoni e addormentatevi che qualcosa di più bello vi aspetta.
Sognerete un sentiero. Poi ci aggiungerete un bosco, o una pietraia o una duna di sabbia, e quel sentiero diventerà una traccia nell'erba o orme nella sabbia, senza che io ve lo dica perché tanto fate sempre come vi pare. E un sentiero esige di essere libero di andare dove vuole anche nella testa.
Succede che quel sentiero esiste, ed è in Canada. Lo avete già percorso. Quando, prima di addormentarvi, eravate cervo nell'acqua o lupo nell'erba, o indiano che suona il tamburo o mercante di suoni e colori della foresta o pittore di cieli. Ma quel sentiero aspetta voi per intero...il vero di voi...
Voi, invece, cosa state aspettando?
JMBReRe
«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB
sabato 26 settembre 2015
"In un mondo di pesci strani" o "Un paio di scarpe, un sentiero e un sogno di un viaggio in America"
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento