Allora tra le altre cose mancano le rendicontazioni delle settimane 15-21 e 22-28 ottobre. Allora teniamo conto che il 14 c'è stata la Garda Lake Marathon e il 28 la Venice. Quindi magari i km sembrano tanti ma in realtà lo sono perché sono stati accumulati in due gare....
15-21
- Corsa: 7 km Mar, 8 km Gio, 16 km Sab, 9 km Dom, 10 km Dom = 50 km;
- Bici: Ven 40 km, Sab 40;
22-28
- Corsa: 12 Lun, 8 Gio, 42 Dom;
- Bici: 42 Lun, 40 Mer;
Stasera per sciogliere fuori le gambe post-Venice mi son fatto un bel 9km ad andatura bogone ferito... Presto dobbiamo fare anche la rendicontazione di ottobre: un bel mese direi! :-)
Cosa mi ha lasciato la Venice? Oltre che del freddo addosso? Beh ... ora spiego tutto, compreso il titolo del post e la bellissima foto qui accanto... Perché il cigno nero...? Perché di fatto la Venice era già abbastanza bella se l'avessi finita e basta. Il cigno bianco per come lo vedo io è la parte candida di me stesso a cui non interessava il tempo finale, a cui non interessava nemmeno rifornirsi ai ristori: al cigno bianco bastava l'acqua della pioggia che colava dal viso assieme al sudore. Tuttavia, internamente, credo che tutti possano confermare quanto ogni nostro comportamento non sia frutto d'uno sbilanciamento estremo di una nostra tendenza, ma piuttosto sia il frutto di una compensazione o di un bilanciamento di diverse attitudini che abbiamo. E così siamo sempre in equilibrio tra due o più forze che ci fanno stabilizzare. Come nella più classica teoria della statica d'altra parte le forze possono essere di natura e di intensità diversa, ma possono agire in direzioni diverse e su piani diversi e donare ugualmente l'equilibrio. Nel caso di domenica ho dovuto fare i conti con quella parte di me che mi voleva vedere arrivare al traguardo in meno di 3 e 30: il cigno nero, per l'appunto. Non c'è stato verso di sedarlo quel maledetto cigno nero e si è piano piano fatto largo nella testa e nelle gambe. Allora, al 28esimo km, quando i due volatili stanno discutendo amabilmente e mentre il cigno bianco se ne sta ben appollaiato in una posizione privilegiata, succede che una folata di vento più brusca o un aumento delle gocce di pioggia può far vacillare l'equilibrio. Può accadere infatti che ci si stufa di vivacchiare attorno al proprio ritmo della prima metà e si intravveda nell'aria e nella strada davanti a se, una corda che tira: una possibilità d'innanzi. La possibilità di trasformare la giornata, nella domenica del proprio PB e nella domenica delle 3 e 30. E allora il cigno nero prende forza e così, lui che è tanto aggrappato a cifre e numeri, pianta nella testa l'esigenza di squadrare il Garmin ogni 30 secondi. E allora ci si mette a fare i calcoli, si diventa freddi, quasi insensibili. E' il punto di non ritorno che fa spremere le gambe e che porta a ritmi alti, ma sostenibili, l'andatura.
Ecco ciò che mi dispiace: che mi son dimenticato di essere a Venezia persino. Mi sono scordato del 2009 quando sono passato sul Ponte della Libertà con la lingua per terra. Avrei voluto far riaffiorare alla mente le giornate di montagna che mi han permesso di sopportare meglio il freddo su quel ponte. Mi sarei voluto ricordare più cose, godermi di più il momento. Ma il cigno bianco, che è tanto più romantico, se ne era andato via: chissà dove.
Penso se ne sia volato via, perché non sopportava l'idea di vedermi correre solo per una cifra. Ho cercato di spiegarmi con lui. Gli ho spiegato che in una gara ufficiale e competitiva ci si può aspettare che qualcuno tiri fuori energie in più solo per arrivare due minuti prima. Puro ego? Non credo. Credo solo che c'è una parte di me a cui a volte servono le cifre: le ufficializzazioni delle prestazioni per dare corpo alla memoria degli istanti.
Il cigno nero è sparito e porta con se quella che ora è solo una cifra: 3 e 26. Solo un numero. Prima non lo era, poi si, poi no...Sono il cigno nero o sono il cigno bianco?
Quel cigno bianco si è riposato su di me e in me solo quando ero sul vaporetto per il rientro. Al freddo, di fuori, con tanti miei simili. Il vento sferzava i visi e Venezia spariva senza che l'avessi mai guardata in faccia. Solo in quel momento mi sono ricordato di quanto è bella e di quanto sia stato un peccato non accorgersene mentre correvo.
Chissà dove se ne è volato via il cigno nero, ora .....Ecco ciò che mi dispiace: che mi son dimenticato di essere a Venezia persino. Mi sono scordato del 2009 quando sono passato sul Ponte della Libertà con la lingua per terra. Avrei voluto far riaffiorare alla mente le giornate di montagna che mi han permesso di sopportare meglio il freddo su quel ponte. Mi sarei voluto ricordare più cose, godermi di più il momento. Ma il cigno bianco, che è tanto più romantico, se ne era andato via: chissà dove.
Penso se ne sia volato via, perché non sopportava l'idea di vedermi correre solo per una cifra. Ho cercato di spiegarmi con lui. Gli ho spiegato che in una gara ufficiale e competitiva ci si può aspettare che qualcuno tiri fuori energie in più solo per arrivare due minuti prima. Puro ego? Non credo. Credo solo che c'è una parte di me a cui a volte servono le cifre: le ufficializzazioni delle prestazioni per dare corpo alla memoria degli istanti.
Il cigno nero è sparito e porta con se quella che ora è solo una cifra: 3 e 26. Solo un numero. Prima non lo era, poi si, poi no...Sono il cigno nero o sono il cigno bianco?
Quel cigno bianco si è riposato su di me e in me solo quando ero sul vaporetto per il rientro. Al freddo, di fuori, con tanti miei simili. Il vento sferzava i visi e Venezia spariva senza che l'avessi mai guardata in faccia. Solo in quel momento mi sono ricordato di quanto è bella e di quanto sia stato un peccato non accorgersene mentre correvo.
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