«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

sabato 2 maggio 2015

"Un omino a metà tra il blu e il selvaggio"

Oggi vorrei pubblicare un racconto che mi è stato generosamente donato. Io lo trovo bellissimo. Tratta di un'avventura in solitaria e in completa autonomia, in uno dei posti, secondo me -lasciatemelo dire- più belli del mondo. La mia scarsa vena dell'ultimo periodo di riabilitazione è riempita, fortunatamente, da questi regali che mi piovono dal cielo. 

Beh, ora vi lascio in pace al racconto... scriverò di nuovo presto per aggiornamento diari e varie ed eventuali visto che è già passato anche aprile (fugge questo reo tempo porco cane)...Buon viaggio...

"
Un omino a metà tra il blu e il selvaggio", by Gio:
Pronti via, l'idea è una pazzia ma anche un sogno e un'occasione. Tutto è già pronto nella mia testa: pulka finnesko pemmicam e gps. Destinazione: Oulu, progetto: traversata con sci e kite della banchisa nel mare del nord... Troppa è l'emozione dopo aver letto le storie di Cook, Amundsen, Scott, Shackleton .... La voglia di trasgredire i soliti schemi, di fare qualcosa che nessuno nel nostro circondario ha mai fatto, di mettermi nelle peste, di fare l'exploit sportivo, di vedere posti incredibili, di dimenticarmi che esistono le posate, di soffrire e gioire , insomma di vivere. Sarebbe bello, in realtà sono tutte bugie, delle scuse, una maschera da vendere agli altri, la facciata che ricopre le vesti della mia spedizione. Ma a se stessi non si mente, la verità è che certe cose nella vita lasciano il segno , ti fanno perdere la bussola, ti senti senza un pavimento sotto i pedi e un tetto sulla testa, sei in mare aperto senza salvagente e le onde alte non ti fanno vedere oltre. E allora ecco il bisogno di fuggire, di dimostrare chissà cosa a chissà chi, di soffrire in maniera diversa, di mutar fatica alla fatica. Ma ognuno è mosso dalle sue motivazioni ed è solo per un pelo che quasi non coinvolgo (sinonimo di 'metto nelle peste') anche il cane sciolto A, che anche lui per motivi diversi ma altrettanto validi, vorrebbe unirsi. Non posso chiedere di meglio!!
Et voilà: primo gennaio. Sono da solo nella mia Fiesta nel porto di Livorno che aspetto di imbarcarmi sul traghetto per Olbia in Sardegna. Ma come?! Tanti discorsi da spaccone e super figo per andare nel grande nord, e poi sono qui che prendo la nave per andare al mare??? Beh, come già detto, le cose non vanno sempre come pensiamo o vorremmo andassero, ma (almeno in ambito sportivo) sono contento di avere sempre un'alternativa, un asso nella manica. A, purtroppo, tra una cosa e l'altra è stato impossibilitato ad unirsi e io ho deciso , anche sotto consiglio suo di cambiare meta: il Selvaggio Blu [http://www.selvaggioblu.it/]. Sulla guida, in internet, sulle leggende che girano, nei racconti, e nei "sentito dire", la prima frase che leggi è: il Selvaggio Blu è il trekking più duro d'Italia... il 75% dei gruppi che lo affrontano senza una guida si perdono o chiamano i soccorsi, bisogna predisporre preventivamente i rifornimenti di acqua in quanto non se ne trova sul percorso, necessita di grande intuito e spirito di adattamento, ecc... Beh la sfida si fa interessante. Decido di andare li, senza una guida, da solo, senza rifornimenti esterni e in totale autonomia di cibo e acqua per una settimana. E' l'unico modo per non rimpiangere la banchisa polare... Il viaggio mi porta ad essere il 2 gennaio a Baunei [Baunei], ancora poca strada e l'avventura avrà inizio. Trovo un buon punto dove nascondere la macchina, preparo tutto velocemente, non voglio piu aspettare, è ora di partire. Guardo lo zaino. Lui mi guarda. E' immobile, ritto come un obelisco sembra affondare le sue radici nel terreno. Potrebbe fare da paracarro ad una vetrina di gioielleria. Gli dico: io non piaccio a te e tu non piaci a me ma dovremo cercare di andare daccordo. Ancora non lo sapevo ma sarebbe diventato il mio grande compagno d'avventura!! Lo alzo con uno sforzo che dovrò cercare di ripetere il meno possibile e finalmente parto.
Seguo un'indicazione molto evidente incisa nella roccia per Cala Goloritze [Cala Goloritze] ma mi trovo subito nella macchia, senza sentiero e senza evidenti tracce. Sono testardo e proseguo seguendo l'istinto pur sapendo che in questa parte un sentiero dovrebbe esserci e anche ben battuto. "Lo incrocerò", mi ripeto. E cosi è stato. Mezzora dopo sono sulla pista giusta, spinato, sudato, e stancato inutilmente. Ho imparato la lezione. Qui non sono concessi errori. Non ne farò più.
Mi godo la discesa alla cala più bella del mondo, tra ginepri, lecci e maialini selvatici. Ad un certo punto eccola. La guglia si erge dritta sembra un missile pronto a decollare. Poi,  prima ancora di poterli vedere, sento: "liberaaaaa"!! Sono i climber sulla guglia. Che invidia!! Sotto si apre la spiaggia tra roccia bianca come la neve e acqua limpida come il cielo d'inverno. Non trovo altre parole e nemmeno le voglio cercare, sarebbero sicuramente riduttive. Improvvisamente l'idea malsana. È tardi ma 2 ore scarse di luce mi restano ancora. Decido di affrontare la prima parte della tappa di domani che consiste in due tiri di IV e III da fare in solitaria e con il mio amico di 34 kg. Al limite, mi dico, verrà buio!!! Se fossi sulla banchisa sarebbe sempre buio tutto il giorno a gennaio! Cosi riparto, mi imbrago e poi via. Nessuno sa dove sono, nessuno sa cosa sto facendo. E forse è meglio cosi, perché mentre sono appeso a mezz'aria che isso lo zaino mi rendo conto che mentre io soffro per lo sforzo, a casa qualcun'altro soffre e basta. Mi responsabilizzo e mi carico di energie inaspettate per chi sta aspettando con ansia il mio SMS della sera. Esco all'imbrunire dal tratto di arrampicata e con l'ultima luce mi trovo un ottimo posto per bivaccare. Sono in un canyon ma non so di preciso cosa ho intorno, lo scoprirò domani. Dalla cima della rupe sopra di me, un belare impaurito ma attirato dal mio fuoco, quasi un lamento. Mi terrà compagnia per la notte... Mille pensieri in testa e solo una porzione di cielo chiaro che si distingue dalle pareti. Sono emozionato. Mi addormento dolcemente, ormai sono parte di tutto questo, i bivacchi a passo San Giovanni sono stati propedeutici, he he! [si veda a titolo d'esempio quisquiglie]
È già mattina, apro gli occhi e lo zaino è già sveglio. Gli chiedo perché non avesse già preparato il the. È un tipo di poche parole... Sono rapido e senza quasi accorgermene sono subito a caccia della traccia giusta da seguire. Oggi la tappa è lunga, ho fatto bene ieri a guadagnare quelle due ore. La traccia sale, dovrò arrivare ai 588 m di punta Lattone. Nel tragitto incontro le famose costruzioni dette cuili, micro casette circolari di pietra e tronchi di ginepro. Dei capolavori dell'architettura pastorizia del secolo scorso. Sembra di essere in un luogo fiabesco abitato un tempo da esseri strani e la sensazione è quella di essere un intruso. Sei indotto al rispetto come se qualcuno ti stesse osservando. Ma qualcuno c'è davvero, sono due alpinisti di Cagliari che marciano in senso opposto e l'incontro è piacevole. Loro fanno un'escursione di una giornata calandosi in doppia da dove venivo io. Mi chiedono dove sono diretto con quello zaino e se so dove trovare l'acqua. Strabuzzano gli occhi quando gli dico che sono da solo e autosufficiente. Ma mi fanno in bocca al lupo e io altrettanto. L'incontro mi ha dato fiducia. Nelle ore successive raggiungo la sommità del monte dalla quale si gode della vista di tutto il tratto nord del selvaggio blu. Ne ridiscendo il versante opposto sul filo di una cresta magnifica. Seguo l'istinto e la bussola e senza prendere tracce errate giungo ad una forcella. Qui un invitante cordino con maglia rapida su un tronco sembra dare la giusta direzione. Mi preparo per calarmi nel canale, poi un dubbio.. Meno male, se fossi sceso e avessi sfilato le corde... Non voglio pensarci, per fortuna l'istinto mi ha fatto andare oltre, trovando la traccia corretta in un canale più a nord. Le mandorle secche mi danno l'energia necessaria per proseguire. Da qui in poi massima attenzione, il bosco è ripido e a picco sul mare e l'unico obiettivo è trovare la prima catena di calata che si trova da qualche parte più avanti sull'orlo di precipizi. Il classico ago nel pagliaio, visto che il fondo è completamente rovinato da frane e tracce di capre selvatiche che non hanno nessuna intenzione di salvaguardare il sentiero di mio interesse. Così come la macchia, cresce fitta e un po dove gli pare, spero non abbia coperto alla vista la mia mitica catena. Decido di prendere la direzione che mi sembra più logica, la strada che farebbe un essere umano se fosse qui la prima volta, e non sbaglio. Dopo non poco tempo, alcune cenge e grotte capito esattamente sopra la sosta. Sono stato bravo ma non c'è tempo per compiacersi. Da qui in poi,  una volta giù non potrò più tornare indietro. Intrappolato sopra da enormi strapiombi e sotto da precipizi sul mare, un omino a metà tra il blu e il selvaggio. 

Sono qui per questo, guardo la catena, oltre solo il mare, visto che la calata è parzialmente nel vuoto. Mi fido e lancio le corde, sono emozionato. Decido di tenere lo zaino in spalle. Beh pessima idea.... Ma in un attimo (molto intenso) sono già giù. È ora di tagliarmi i ponti alle spalle. Urlo "cordaaaa" ed ecco sfilare il capo... È fatta. Quando non si parla con nessuno è strano sentire anche il suono della propria voce. Penso che la natura sia molto generosa, continua a stupirmi e a stupirmi di nuovo. Ricordo di aver detto molteplici volte "wow"!! Mi riassetto dal trambusto della calata e mi accorgo di non essermi ancora guardato attorno. Alzo gli occhi... sono in un posto incredibile. Una serie di grotte enormi, con la volta costellata di concrezioni calcaree e colate informi. Aperte sul mare, un balcone sull'immenso, tutto mio. Tra me e me penso a quanto bello sarebbe poterci arrampicare sopra, ma sono pervaso da una sensazione di rispetto quasi avessi profanato un luogo sacro entrando di nascosto. Qui il tempo si è fermato per preservare ciò che madre natura con il suo estro artistico ha abilmente modellato. Poco più avanti trovo una tanica per la raccolta dell'acqua che cade per stillicidio dalla volta della caverna. Riempio una bottiglia vuota e la tengo per emergenza. È ora di proseguire, sono quasi arrivato a Cala Mariolu [Cala Mariolu] ma è solo dopo aver percorso cenge esposte e vertiginosi traversi che posso slacciare lo zaino. Decido di bivaccare a metà di un grosso ghiaione che scopriorò più tardi essere una recente frana. Si è staccata dal pendio di fronte ed è scesa fino al mare invadendo in parte la bellissima spiaggia di Bacu Mudaloru [Bacu Mudaloru]. Immagino i turisti estivi arrivati via mare, cercare di accaparrarsi un posto in questo pardiso. Ma non ci riesco tanto bene, sono troppo distratto e affascinato da questo antro roccioso dal quale si sente uscire l'eco del mare. Faccio un giro di perlustrazione con la mia roncola e poi torno su al bivacco, lo zaino mi sta aspettando. Sembra sempre sul punto di scoppiare, con le cinghie tese al massimo però almeno non si lamenta per la fame!! Stasera il menù prevede 2 o 3 micro piadine con il salamino! Si fa buio e si alza un vento forte che mi farà dormire poco, ma la stanchezza ha la meglio. 
La mattina si parte con un imprevisto; rompo la clip di chiusura della fascia in cintura dello zaino, ma la vista del sole che incendia la parete rossa sopra di me per fortuna mi distrae. Tutti dovrebbero assistere almeno una volta nella vita, al potere del sole che sorgendo dal mare, arriva senza ostacoli a schiantarsi sulle rocce con la sua linea di fuoco. Lo fa senza rumore. Risalgo i fianchi della frana e sono di nuovo nella macchia. Le ore si susseguono, cosi come le grotte, i tronchi di ginepro da "funambolare", e le arrampicate da superare. Ricordo in particolare un passaggio molto esposto su un tronco, affrontato con troppa confidenza per il peso che mi portavo in groppa. Va tutto bene, solo un po di scricchiolii, sono sicuro che quel tronco adesso è ancora al suo posto!..... Spero... Arrivo così alla "grotta dell'acqua" e poi alla "grotta 5 stelle" , due posti dove se un giorno dovessi mollare tutto e scappare via, probabilmente mi trovereste li, sempre se ci arrivate!! Il bello di sentirsi in sintonia con l'ambiente è che scopri di avere un lato di emozioni primordiali e selvagge che è intrinseco dell'essere umano ma ahimè assopito dai computer e dal cemento. Faccio un po' di foto sceme e divertenti perché sono felice e poi proseguo nel cammino. Un doppia mi porta su un boschetto e il boschetto a delle cenge e le cenge lasciano spazio a un bellissimo arco di roccia sopra "Bacu su Feilau". Mi fermo a mangiare perché la location è troppo figa! Ora devo scendere nel greto del canale sottostante, attrezzo una doppia fuori programma perché questo giro non mi fido dei tronchi sospesi. Arrivato giù,  non so perché, (ma sul momento sicuramente avrò avuto le mie buone ragioni)  costruisco un banjo con la pentola della minestra. Mi viene carino e anche se non suona non importa! È carino e basta! Si riparte, trovo la ripida traccia che esce dal canale nel lato opposto e mentre salgo scopro che i pinnacoli di roccia circostanti hanno delle forme incredibili, sembrano modellati con il didò. Il meteo peggiora, per la prima volta fa un po di freddo e inizia a piovere, ma sono fortunato perché dura poco e torna subito il sereno. Mi trovo alto sulla scogliera, sono sopra alla costa del bue marino e sono a caccia del mio bivacco serale chiamato "Mancosu". Vagabondeggio verso nord, il luogo è molto strano, quasi lunare, un altopiano di rocce bianche e taglienti a perita d'occhio. Una traccia costruita in epoche lontane da qualcuno con tanta pazienza sembra andare nella mia stessa direzione, ma a un certo punto, senza nemmeno rendermene conto, sono in campo aperto che saltello da una scaglia di roccia all'altra. Mi sa che sono fuori strada! So che sto andando nella giusta direzione,  ma forse dovevo stare piu basso o piu alto. Poi scorgo di nuovo la traccia cento metri piu giu, ho il mio bel da fare per rientrare in pista! È quasi sera e arrivo a destinazione. Il mio cuile "piddi" mi aspetta per una notte di sonno incantato! Come pensavo non c'è la coda alla reception! He he! Questo posto lo porterò per sempre nel mio cuore. Come può una casetta di pietre e tronchi di 2 metri quadrati essere cosi accogliente e spartana allo stesso tempo? Forse siamo noi che ci circondiamo di cose inutili, perché in quel momento non avevo bisogno di nient'altro, mi bastava il caldo abbraccio del focolare acceso e il profumo del ginepro.

Nessuno mi corre dietro e non ho fretta, ma appena prima di cadere in un sonno profondo, metto la sveglia presto, voglio vedere il sole sorgere dal mare perché sono in un punto veramente privilegiato! spengo il fuoco e poi dico: "buona notte isola che non c'è!" Il mattino arriva dolcemente, senza fretta,  senza shock e mi alzo con la stessa curiosità di quando da piccolino arrivava santa Lucia a portarmi i giochi. L'alba è unica, ammiro questo quadro dal valore inestimabile perché tra poco svanirà nelle increspature delle onde. Mi vengono un po' di brividini un po' per lo spettacolo e un po' per il fresco. Mi accovaccio nel mio maglione di lana ciccione e non penso più a niente! Immagina un posto talmente bello, dove ad un certo punto ti accorgi che hai gli occhi chiusi, come se fosse il modo migliore per osservarlo. Coi piedi a penzoloni su una scogliera senti il profumo del mare davanti e della primavera da dietro. Per un attimo non è più inverno, per lo meno dentro di me.
Non ricordo quanto tempo sono stato li, ma quando riparto il sole è già alto. La tappa di oggi prevederebbe due lunghe calate, arrivo sul ciglio dello strapiombo ma non me la sento. Non ho mai rimpianto di aver aggirato quel punto con un altra strada, ero alla ricerca di qualcosa dentro di me che forse stavo trovando ed ero già appagato. Mi ero inventato un modo per calarmi 60 metri con una sola mezza corda e poi recuperarla con un cordino agganciato ad una molla fatta con una pallina da tennis gialla bucata. Sembra strano ma funzionava e mi ero allenato a questa pratica. Ma in quel momento ho deciso di no, forse ho pensato a casa o non lo so... Nella mia carriera alpinistica ho rinunciato tante volte alla vetta o ad un traguardo o ad un passaggio. Non me ne pentirò mai. È di stimolo per tornarci, o portarci qualcuno e condividere queste meraviglie. Effettuo quindi un lunghissimo giro alternativo che mi porterà alla sera nella stessa tappa finale, la bellissima spiaggia di Cala Sisine [Cala Sisine]. Durante la giornata metto a dura prova la mia mente, lo zaino è ancora pesante, anche se è quasi la metà di quando sono partito e la strada molto lunga! Ma a tenere alto il morale c'è il fatto che oggi è il mio compleanno!mi sono portato un pacchetto Fonzies per festeggiare! Sono tanti i messaggi di auguri e mi emoziono, forse non mi merito tanti cari amici, io mi scordo sempre dei compleanni degli altri, sono una frana! 

L'avventura sta per finire, sono contento. Ho fatto qualcosa di diverso, me la sono spassata, ho visto un mare incredibile di quello che ti incanti nei suoi riflessi. L'indomani dovrò solo farmi gli ultimi 20 km e cercare di trovare la macchina, la mia cara Fiestina, con lei sono quasi arrivato fino alla luna! Lascio un pezzetto del mio cuore in questo angolo di paradiso, perché mi è servito a distrarmi da alcuni dispiaceri che la vita ti pone davanti. Un grazie alla mia nonna che mi ha aspettato prima di partire anche lei pochi giorni dopo... Buon viaggio nonna Lucy! Ci ho messo qualche tempo a scrivere questo riassunto di forti emozioni, l'ho fatto a più riprese e solo dopo 3 anni lo concludo. Sarebbe stato un peccato non farlo, grazie anche ad A che mi ha buttato li l'idea. E visto che ora è lui in viaggio colgo l'occasione per passargli il testimone e consigliargli di tenere strette tutte le nuove sensazioni, e di farlo subito, perché se aspetti anche te tre anni si perdono tanti particolari! :-) e visto che si parla di te ne approfitto per farti gli auguri di compleanno con 5 giorni di ritardo! Non sei riuscito a venire con me in Sardegna quella volta, e io non riuscirò a venire a trovarti in Canada, ma ricordati una cosa, ci saranno altre mille occasioni e quando saremo nel deserto con la sabbia nelle scarpe ti dirò: go ahead jump!

Gio


Ecco qui, spero vi sia piaciuto come è piaciuto a me....
A presto, buoni allenamenti a tutti!

JMBReRe (con ginocchio gonfio e le palle girate)...quanto è distante il Monte Bianco oggi....

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