«En redescendant, le cœur léger, je sifflote gaiement. Je viens de gagner le ticket pour le cap Horn, l’Amazonie… Ah ! Connaître l’enfer vert, la chaleur suffocante, les moustiques, les papillons aux ailes moirées, manger de la soupe de perroquet Ara, de la queue de caïman, avaler des larves gluantes, découvrir les mers du sud, entendre rugir le vent des quarantièmes, entendre hurler celui des cinquantièmes en doublant le cap Horn, siffler le dauphins qui dansent au clair de lune, apercevoir les glaciers qui brillent au fond des fjords ! Je veux vivre à en crever…»
JMB

sabato 18 agosto 2012

Quel mio nut giallo

Sono dell'idea che quando si ha la possibilità, è meglio proteggersi con il nut più grande che si ha a disposizione. Più grande è, più tiene... mi vien da dire. Ma il nut giallo è i mio preferito e sebbene ci stesse anche quell'altro più grande, ho usato quello giallo. E lo incastro, e la vita prende a ruotare attorno a quell'incastro. Non importa come sono pettinato o come sono vestito, mentre il piede mi sta per scivolare e devo ancora passare la corda dentro il mio ancoraggio. Tutto diminuisce di volume. L'ufficio è lontano, così come il mio portatile e le schifezze della gente che non mi piace. Come sono lontani i semafori e quel tizio che da dietro ti suona perché al verde non hai avuto uno spunto da granpremio. Come son lontani tutti quegli imbecilli che ti sorpassano ai 150 nascosti nei loro occhiali scuri e nelle loro macchine da 30000 €. Come sono lontane le code agli sportelli e le patatine dei fast food. Com'è lontano l'odore della seconda classe del treno regionale e la sua odiosa aria condizionata.
Ora no. Sono più vicino alle nuvole e più lontano dalle strade. E vorrei fosse sempre così. E lo sento, mentre la mano che mi sorregge comincia a "sudacchiare". Lo sento ciò che conta adesso. Lo sento questo silenzio che ho creato.
Poi l'incastro, gli strattoni come prove di tenuta e finalmente la posa del rinvio. In bocca ho il set di nut orfano di quello giallo: lo sento questo sapore metallico in bocca che rende amara la saliva.

Numeri, numeri, numeri. Incasella, seleziona, classifica. Si, ecco...classifica. Ridurre tutto a qualcosa di già processato, per rendere più rapido il calcolo. Modellare, descrivere. Ridurre, ecco, ridurre. Ridurre è diminuire. Se sei stufo di ridurre, vai in un posto dove puoi mettere dei nut.

A volte la realtà è più dura dei sassi. Non è possibile arrivare a pensare e sperare che quel sasso che è stato mosso dalla corda e che sta arrivando verso di te, ti prenda per sentire che in effetti, e invece, i sassi fanno più male della realtà ... Due settimane nella bolla della montagna sono troppe, o troppo poche. Ora la giostra ricomincia a ruotare e bisogna essere pronti a ritornare in fretta sul proprio cavallo. Il rumore aumenterà di nuovo e non avrò più il mio silenzio. Non così chiaro. Non così bello.
Il silenzio di cui ho bisogno è quello di un torrente che scorre in fondo valle e che non si vede. Che dà voce alle montagne e ne aumenta la maestosità. Il silenzio di cui ho bisogno è quello che sento mentre incastro il mio nut giallo. E penso che, forse, mettere quel nut giallo, è la cosa più semplice che mi sia capitata di fare. Tanto semplice, quanto essenziale e vitale. "Nella vita, bisognerebbe solo incastrare nut".

Ma penso anche che se non ci fosse tutto questo rumore quaggiù, non ci sarebbe tanto silenzio lassù, o perlomeno non lo sentirei così chiaro.

JMBReRe

Nessun commento:

Posta un commento